venerdì, aprile 20, 2007

quel che ne resta

Sfogliando Jewcy.com ho trovato un dibattito tra Daniel Bronstein, rabbino Reform di terza generazione (sì, ci sono ebrei Reform che hanno dei nipoti ebrei, come ci sono ebrei ortodossi i cui nipoti sono assimilati) e Arthur Waskow, uno dei fondatori del Jewish Renewal.
Alcune delle idee di Waskow sono interessanti - non sta scritto da nessuna partte che non si possa celebrare un Seder di Tu-bi-shvat stando nei pressi di un bosco, per evitare che venga tagliato: unire così la celebrazione all'impegno per l'ambiente. Ma, in linea di massima, mi convince poco l'idea di fondo del Jewish Renewal: la visione della storia ebraica come serie di paradigmi e l'avvento, dagli anni Sessanta in poi, di un paradigma nuovo centrato sul Sé. Mi sembra una New Age ebraica, un narcisismo di massa adatto alla società post-industriale e foderato di buoni propositi.
Qualche anno fa qualcuno pensò di importare anche in Italia questo tipo di ebraismo e vennero organizzate un paio di date con la presenza di Michael Lerner - prima dei recenti rovesci editoriali della sua rivista. Ovviamente c'era il programma, anzi la vision, c'era una mission da implementare (il fascino che il gergo dei consulenti aziendali esercita nel mondo delle religioni è un fenomeno ben noto: inizia con Scientology). Peccato che in rete non li si trovi più: sarebbe interessante sapere che fine ha fatto chi aveva firmato baldanzosamente l'ennesimo appello alla sinistra, stavolta "per recuperare la propria spiritualità", nientemeno.
Provo a riflettere su quel fallimento: per noi ebrei italiani la ritualità religiosa è un tempo ebraico (ciclo della vita, ciclo dell'anno) che si sovrappone al tempo familiare e pubblico. Traiamo dalla religiosità risposte, sempre parziali e sussurrate, a domande sulla nostra identità (chi siamo? che ci facciamo qui?). Il Jewish Renewal vuole trasformare la religione in una ragione di impegno sociale o una forma di volontariato da gridare a squarciagola. Ma per avere questo, in Italia, è sempre bastata la politica.

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