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mercoledì, luglio 09, 2008

chi si rivede

Israel Shamir è lo pseudonimo di uno dei più rabbiosi antisemiti mai dotati di connessione a internet. La voce che gli dedica Wikipedia è abbastanza accurata e si dilunga abbastanza su questo personaggio che vorrebbe risolvere la questione ebraica convertendo tutti gli ebrei al cristianesimo, come premessa per levare il razzismo dal Medio Oriente e dal mondo intero. Qui trovate la notizia delle sue relazioni con il negazionista Irving: ha cercato di vendergli documenti trafugati da un archivio sovietico. Non sono pochi gli attivisti palestinesi, anche dichiaratamente antisionisti, che hanno preso le distanze da questo personaggio.
Ma questo non è evidentemente il caso del "rabbino pacifista" Michael Lerner, che adesso ospita sulla sua rivista Tikkun un articolo firmato da Israel Shamir. Non è niente di originale: tesse l'elogio di quell'abitante arabo di Gerusalemme che ha pensato bene di ammazzare il più alto numero possibile di ebrei (tra cui una mamma con una bambina di pochi mesi) guidando un bulldozer. L'autore è convinto che gli arabi abbiano una relazione "organica, da mammiferi", con la terra, mentre gli ebrei sono un virus invasore che devasta l'organismo; l'elogio del pastore raggiunge punte di demente lirismo quando Shamir spiega quanto si amano russi e palestinesi, ambedue mammiferi provenienti da civiltà rurali oppresse dall'imperialismo parassitario giudaico. Questa è la serie di fesserie che pubblicate dalla rivista di Michael Lerner.
Il quale un po' di tempo fa fece anche una incursione in Italia; si vide qualche manifesto pieno di buone intenzioni, ci fu una apparizione pubblica con i soliti (poteva mancare Moni Ovadia?), si annunciò in pompa magna la fondazione di un network per ricongiungere sinistra e spiritualità in Italia e, per quel che so, non ne seguì nulla.
Peccato, eh. Perché vorrei fare due chiacchiere con i sostenitori italiani di Lerner: gente che voleva togliere dal Siddur il riferimento a Gerusalemme (non sia mai che qualcuno possa pensare che è una capitale) e che senza temere di apparire ridicola annunciava che la causa dell'antisemitismo arabo era il mancato ritorno dei profughi palestinesi e l'occasione perduta di costruire uno Stato-per-tutti-i-cittadini. Come quello, appunto, che sogna Israel Shamir. O come cavolo si chiama questo tizio, così popolare tra i fascisti di ogni denominazione.

lunedì, giugno 16, 2008

confini, Costituzioni e ritorni

Ogni ebreo può diventare cittadino di Israele perché Israele ha una legge che si chiama Legge del Ritorno e che assicura un canale privilegiato a chi è ebreo e vuole immigrare in Israele.
Questa Legge del Ritorno fa infuriare molti, che la ritengono razzista, perché discriminerebbe il diritto di cittadinanza. Ci sono quelli che la considerano una profonda ingiustizia perché fa riferimento a una categoria "religiosa", l'Ebraismo, per definire un popolo. E puntano il dito contro questa palese ingiustizia: questi ebrei che non vogliono integrarsi con la famiglia delle nazioni e pretendono sempre di imporre il loro particolarismo.
Uno degli argomenti preferiti per mostrare che Israele sarebbe razzista in quanto Stato ebraico è che Israele vuole stabilire per legge la propria religione. E un'altra cosa che fa infuriare in questo Stato ebraico è che si arroga il diritto di intervenire ovunque degli ebrei siano in pericolo.
La conclusione che solitamente si trae da queste filippiche è che Israele non sarebbe uno Stato come gli altri. Che sarebbe nato in circostanze eccezionali e che è uno dei tanti esempi di come gli ebrei non vogliano "integrarsi". E anche il prevalere della lingua ebraica avrebbe un carattere artificiale, discriminerebbere i "veri nativi", e sarebbe anche questa una cosa del tutto eccezionale.
Abbiamo sentito un po' tutti queste genere di argomentazioni. Ora vediamo alcuni fatti che non sono probabilmente tanto noti.

In Grecia la Costituzione impegna il Paese a prendersi cura dei greci che vivono all'estero (art. 108) e nell'articolo 3 stabilisce quale deve essere la religione prevalente, oltre a fissare per legge quale è la traduzione valida della Bibbia e quale è il significato del termine Dio: la Trinità, il cui figlio è fondatore della Chiesa greca e non di quella cattolica. Come se non bastasse riconosce ai monaci del Monte Athos il diritto a stabilire la loro repubblica teocratica (art. 105). Sono circa tre milioni i greci all'estero, per i quali esiste un ministero e la relativa Legge del Ritorno, che esiste dal 1982 e mi pare non abbia ancora scandalizzato nessuno dei volenterosi antirazzisti.

Le Costituzioni di Norvegia e Danimarca (art. 4) stabiliscono per legge quale deve essere la religione prevalente: se vi dovesse capitare di essere re di Danimarca, sappiate che siete obbligati ad essere luterani. In Norvegia (art. 2) le famiglie luterane sono obbligate a educare i figli alla stessa religione. Ah, anche in Islanda la religione ufficiale è stabilita per legge (art. 62), con il dato aggiuntivo che chi non aderisce a questa religione deve pagare una tassa extra (art. 64).

Nella Costituzione polacca, che si apre con un preambolo in cui si spiegano le radici cristiane della Polonia, e che stablisce quale deve essere la lingua prevalente nel paese (art. 27) è anche stabilito (art. 52) che tutti coloro che sono di origine polacca possono insediarsi all'interno dei confili nazionali e divenire cittadini polacchi. Nell'art. 6 spiega che lo Stato polacco è obbligato a provvedere assistenza a chi è di orgine polacca perché non perda il proprio retaggio culturale: e stiamo parlando di un venti milioni di cittadini americani, tedeschi, australiani, svedesi, francesi, cnadesi (ecc. ecc.) che potrebbero, in base a questa legge (da nessuno contestata) diventare cittadini polacchi da un giorno all'altro e insediarvisi a condizioni di favore. Immaginate la gioia per le minoranze locali (il 2% della popolazione non è "etnicamente polacca")

In Bulgaria lo studio e l'uso della lingua nazionale sono stabiliti nella Costituzione e resi obbligatorio anche per le minoranze (art. 36). E anche la Bulgaria ha la sua brava legge del ritorno, cioé l'art. 25, una procedura facilitata per chi è di origine bulgara e vuole diventare cittadino. Non gode degli stessi diritti chi invece è di origine bulgara ma non ha consuetudine con la lingua e la cultura bulgara (e la religione prevalente).

Abbiamo tutti incontrato quelli che ci spiegano che la Bibbia non è un libro di storia, che ha un contenuto mitico, che Mosé non è un personaggio storico, che gli ebrei, insomma, non sono un popolo (i più divertenti si spingono a fare analisi genetiche per dimostrarlo) e che Israele è, nel migliore dei casi, fondato sul fanatismo religioso e, nel peggiore, tutto un imbroglio per sottrarre terra originalmente araba e donarla a un popolo inventato e inesistente.
Ma nessuno, che io sappia, si è mai soffermato a fare le stesse critiche alla Slovacchia, la cui Costituzione, oltre a fissare per legge la lingua, l'inno, la bandiera e la capitale, ha il suo bravo articolo che assicura supporto per lo sviluppo della coscienza nazionale agli slovacchi che vivono all'estero (più di due milioni), per favorirne (davvero inedito) l'immigrazione nella madrepatria - dove di slovacchi ce ne sono cinque milioni, la cui età media si sta alzando e necessitano evidentemente di venir ringiovaniti.
Il tutto nel nome (vedi Preambolo della Costituzione Slovacca) e dell'eredità del Grande Impero Moravo, che è durato meno di un paio di secoli e che ha una estensione territoriale piuttosto dubbia (diciamo che i confini della Terra di Israele come sono tratteggiati nel libro di Giosué sono un capolavoro di precisione, al confronto). Preso letteralmente legittima l'annessione alla Slovacchia di parti consistenti di altri Paesi europei. Sta scritto nella costituzione, riguarda l'Europa, ma nessuno sembra interessato a sbugiardare come l'imperialismo slovacco si basi su fonti dubbie. Ah, il preambolo della Costituzione nomina anche i santi Cirillo e Metodio - a proposito di laicità dello Stato.

Non credo di aver mai letto molte proteste contro la Costituzione di Malta, che nel secondo articolo proclama che la religione dello Stato è Romana, Apostolica e Cattolica e riconosce solo alle autorità della Chiesa cattolica il dovere ed il diritto di insegnare principi morali


E non dimentichiamoci che chi può documentare una origine spagnola, anche risalente a secoli addietro, gode di un canale previlegiato per acquisire cittadinanza spagnola - lo dice la loro Costituzione, all'articolo 11.

La Costituzione irlandese, poi, oltre ad essere proclamata nel nome della Santissima Trinità da parte di un popolo che umilmente riconosce i propri doveri verso "Nostro Signore Gesù Cristo" (wow: laico, vero?) afferma che appartengono alla nazione irlandese non solo coloro che hanno un retaggio irlandese, nei confronti dei quali la Repubblica si impegna ad essere sollecita - la diaspora irlandese è di tutto rispetto (avete presente gli USA?); irlandese è per questa Costituzione ogni persona nata nell'isola d' Irlanda - che casualmente comprende anche l'Ulster, ovvero un pezzo di Inghilterra.
E c'è ancora qualcuno che crede alla frottola vaticana secondo cui lo Stato della Chiesa non potrebbe riconoscere Gerusalemme capitale, perché "disputata". Qui di disputato c'è un bel pezzo di isola, e mi pare che nessuno sollevi problemi di questo tipo quando si tratta di riconoscere l'Irlanda. Si tratta invece di roboante retorica che, col pretesto dell'uguaglianza e dei diritti, vuol levare questi diritti agli ebrei. Sai che novità.
In sintesi: ogni Paese ha dei suoi criteri per facilitare l'immigrazione di qualcuno o concedere la cittadinanza a qualcun altro. La Legge del Ritorno, in vigore in Israele e democraticamente approvata da un parlamento democraticamente eletto, stabilisce che tra questi criteri vi è l'appartenenza al popolo ebraico. Qui Wikipedia informa che l'elenco delle nazioni che hanno una simile legislazione è piuttosto lungo e comprende, tra gli altri: Armenia, Bielorussia, Cina, Corea del Sud, Croazia, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, India, Liberia, Moldova, Serbia, Taiwan, Ungheria, eccetera eccetera. Indovinate un po' quale è l'unico contestato.

venerdì, giugno 13, 2008

birthright

Birthright Israel, il progetto che finanzia viaggi in Israele per giovani ebrei, ha già dato eccellenti risultati, facendo conoscere il Paese a un numero crescente di famiglie ebraiche.
Prende il via ora un programma diretto alla comunità LGBT
Con tutto il rispetto per gli amici di Informazione Corretta e di Sinistra per Israele, alla loro abnegazione e al loro impegno, è probabile che queste iniziative portino a casa migliori risultati in termin di immagine positiva per lo Stato degli ebrei, e, conseguentemente, di contrasto all'antisemitismo. E poi ci si diverte di più.
E' da notare che anche i palestinesi provano il loro Birthright. Grazie ai finanziamenti di un magnate palestinese dell'edilizia, qualsiasi cittadino americano che dichiari di essere palestinese e prova di non essere ebreo (a proposito di razzismo) può recarsi gratis nei cosiddetti Territori occupati (che secondo l'organizzazione comprendono anche.... Tel Aviv). Nonostante gli ingenti fondi, si sono presentati in pochi. E' da pensare che un allargamento dell'iniziativa ai membri della comunità LGBT non sia esattamente all'ordine del giorno.

lunedì, giugno 02, 2008

sono un nemico di Cuba

La World Union for Progressive Judaism è una organizzazione non governativa rappresentata alle Nazioni Unite e consultata in varie occasioni. Evidentemente ai compagni cubani, che come è noto sono in fase di disgelo e di apertura al mondo democratico, questa cosa non va più bene. Qui trovate la lettera con cui la delegazione cubana chiede alle Nazioni Unite di espellere la WUPJ dal novero delle organizzazioni non governative con diritto di parola.

giovedì, maggio 22, 2008

Yehoshua sull'antisemitismo

Azure è una delle riviste più stimolanti edite qua in Israele. Ha anche un sito web in cui vengoni pubblicati i saggi più interessanti. Come questo di A.B. Yehoshua, per esempio, che è apparso un paio di anni fa in ebraico e ora viene tradotto in inglese.
In sintesi -ma leggetevi il saggio da voi- ABY sostiene che l'odio antisemita è una manifestazione di debolezza. Lungo la storia gli ebrei sono stati prima di tutto temuti (ed in nome della paura, per difendersi, che ci si legittima a compiere gesti violenti); e l'odio è una conseguenza di questa paura. Cosa fa paura, essenzialmente, degli ebrei? Yehoshua sostiene che è la loro identità, quella fusione di appartenenza nazionale e religiosa, che i non-ebrei percepiscono come pericolosa in un senso o nell'altro; perché secondo loro impedisce di abbracciare fino in fondo la nazionalità sovietica, tedesca, francese... L'antisemita, di solito una persona dall'identità debole o vacillante, proietta le sue debolezze sull'ebreo immaginario cercando una compensazione reale.
Si può così vedere quali genere di terrori ancestrali ha suscitato l'ingresso degli ebrei nella storia, il fatto che degli ebrei, in quanto ebrei, hanno delle responsabilità nazionali o, in altri termini, del potere. Pensate a Massimo D'Alema e alla sua fortunata espressione sulla "spoporzione" di Israele (come se esistesse uno Stato dal potere "proporzionato").
Io devo riflettere un po' su questo nuovo saggio di Yehoshua, che mi sembra decisamente più sofisticato -ed interessante- dei precedenti articoli sullo stesso argomento che sono apparsi in Italia. Mi viene in mente che tra gli antisemiti più lividi nei quali mi sono imbattuto ultimamente ce ne è uno che non riesce a scrivere una cosa compiuta senza prendere a prestito qualcosa da qualcun altro; gli dici pirla e lui ti risponde, letteralmente, pirla! Non esattamente una personalità molto forte. E ce ne è un altro che si vantava di avere posizioni importantissime nel PDS (partito dalla identità politica non molto compiuta) e che ora lamenta di essere finito a contare un cazzo. Che sia il concetto che la forma fallica dell'espressione indicano davvero qualcuno con non pochi problemi (italiano immigrato in Svizzera, insomma: sappiamo che è dura, e che con qualcuno bisogna pur prendersela).

domenica, maggio 04, 2008

italia, 2008

Per il 42% degli italiani gli ebrei sono "simpatici", il 32% ritiene invece il contrario e un 26% non si pronuncia. Un italiano su tre è dunque - rivela il sondaggio - 'ostile' agli Ebrei: il picco è tra i maschi, tra le persone tra i 50 e i 60 anni, tra i lavoratori autonomi, tra i residenti al centro specie nei comuni medio-grandi. Ma le più accentuate variazioni dell"antipatià verso gli Ebrei - sottolinea il sondaggio - si rilevano in relazione all'orientamento politico: i più esplicitamente sfavorevoli sono tra coloro che si dichiarano di sinistra e laici. Un dato piuttosto "allarmante" del sondaggio è quello che indica un 23% di popolazione nazionale d'accordo con l'affermazione che "gli Ebrei non sono Italiani fino in fondo", di fronte ad un 33% che invece non concorda e ad un'ampia percentuale di neutrali (44%). Infine il sondaggio rileva che solo l'11% della popolazione riesce a stimare con relativa precisione il numero degli ebrei in Italia, il 56% invece non riesce a dare una risposta. Per Mannheimer sulla base della più recenti studi, si possono distinguere almeno tre "tipi" di antisemitismo: quello "classico" (10%), di natura più religiosa, quello "moderno" (11%), di carattere più xenofobo e quello "contingente" (11%), spesso connesso al giudizio su Israele. (ANSA)
Tutto questo sarà inevitabile fino a quando gli ebrei della Diaspora continueranno a stare al gioco di Israele, a confondere religione e politica attirandosi la simpatia degli integralisti di ogni risma (commentatrice noiosa di questo blog, 2008).

Gli ebrei nel mondo si distinguono per motivi culturali e/o religiosi, e sono da secoli integrati socialmente (le persecuzioni sono delle aberranti eccezioni della società nella quale si trovavano ovviamente, non degli ebrei). Sono i sionisti che hanno creato un grosso branco di nazionalisti con le funeste conseguenze che vediamo in Medio Oriente ed i riflessi in tutto il mondo. I nazionalsionisti saranno pure ebrei in maggioranza, ma non sono l'ebraismo che ha attraversato i millenni. Purtroppo anche nelle statistiche i termini vengono "miratamente" confusi, ma per gli ebrei in quanto tali non esiste antisemitismo, c'è sicuramente un diffuso antisionismo dovuto al nazionalismo coloniale dei sionisti che hanno invaso la Palestina (militante di sinistra, dal forum it.politica.internazionale)

[Lo scopo degli ebrei] dovrebbe essere di fondersi sempre meglio con gli altri italiani; procurando di cancellare quella distinzione e divisione nella quale hanno persistito nei secoli e che, come ha dato occasione e pretesto in passato alle persecuzioni, è da temere ne dia ancora in avvenire. (Benedetto Croce, 1946)

Paragonare Rosa Luxemburg con Vladimir Jabotinsky? Beh, bisogna distinguere, come insegna Benedetto Croce, tra religione, ideologia e contesto storico (dotto commentatore di questo blog, 2008)


sabato, aprile 12, 2008

uomini e carote

Il mio post di ieri sull'antisemitismo di sinistra ha suscitato commenti e, mi hanno detto, pure un certo dibattito in rete. Bene, grazie. Credo di dovere però un paio di spiegazioni.
Come ho scritto rispondendo ad Ale (nota: il post è nato da una nostra tempestosa discussione di qualche anno fa), a me non interessa certo accordarmi a coloro che considerano l'Illuminismo la radice di tutti i totalitarismi, credo sia una fesseria pensarla in questi termini. Ma, detto questo, si potrebbe fare un lungo elenco di pensatori dell'Illuminismo francese o anche italiano che erano schiettamente antisemiti, ovvero pensavano che il mondo sarebbe stato un gran bel posto se non ci fossero più stati gli ebrei, che con i loro loschi traffici turlupinavano la povera gente e seguivano un barbaro culto - uno di questi illuministi era, tanto per fare un esempio, il modenese Lodovico Ricci, ma come si fa a non citare Voltaire in questo caso? Avranno anche avuto intenzioni lodevolissime ma sta di fatto che hanno preparato la strada a qualcosa che tanto lodevole non è.
Ci sono poi le solite argomentazioni di quelli che, inserendosi in quella tradizione antisemita nata con l'Illuminismo, pretendono di venire a spiegare a me che gli ebrei non sarebbero un popolo. Cioé io vengo da te e ti dico come ti devi sentire tu: il che è colonialismo, in parole povere. Ma interessanti, e anzi vagamente inquietanti, sono le ragioni addotte per basare questo ragionamento colonialista: gli ebrei non sarebbero un popolo perché non hanno una patria, una terra, perché a loro manca quel legame organico di sangue e suolo che crea i popoli e dà legittimità alle loro rivendicazioni.
Questa roba, è bene dirlo, non c'entra un fico secco con l'Illuminismo e puzza di razzismo da lontano centotre kilometri: secondo questa linea di pensiero gli esseri umani avrebbero delle radici nel suolo, esattamente come le carote. I diritti non appartengono agli individui ma ai popoli e gli ebrei avrebbero perso il diritto di definirsi popolo quando hanno perso il loro radicamento territoriale. Cioé all'epoca in cui non hanno riconosciuto Gesù, e Dio per punizione li ha dispersi assoggettandoli all'Impero Romano. Una linea di pensiero molto antica, che inizia più o meno con Agostino, ma che è difficile definire illuminata. Meno che meno ci si riesce a trovare dentro alcunché di progressivo o di sinistra.
Ma questa robaccia, lo sappiamo bene, in Italia si presenta a sinistra come difesa dei diritti del popolo palestinese, che sarebbe composto di poveri contadini legati al loro suolo e aggrediti dal capitalismo urbano e speculatore. Ed è una frode.

venerdì, aprile 11, 2008

a sinistra risponde uno squillo

Tra le tante belle cose che l'Illuminismo ha dato al mondo, e anche agli ebrei, c'è l'idea di Uomo universale. Funziona più o meno così: gli esseri umani sono dotati universalmente di Ragione, quindi una società costruita su basi razionali dovrà essere nel contempo universale, cioé trascendere, superare (= annullare) le identità nazionali e religiose che per ora dividono artificialmente gli esseri umani e causano guerre, oppressione e sfruttamento.
In realtà, gli eredi dell'Illuminismo hanno speso moltissime energie per indicare i difetti delle loro nazioni: Francia, America, Russia... Ma nessuno si è sognato in mettere in questione il diritto di francesi, americani e russi a sentirsi tali. L'unico popolo la cui identità "nazionale" è stata delegittimata sono gli ebrei.
E' abbastanza noto quando e come questa faccenda è iniziata: il celebre discorso di Clermont-Tonnere del 1789, che chiedeva ai rivoluzionari francesi di concedere agli ebrei "tutto come individui, niente come nazione". Sta di fatto che essere ebrei vuol dire anche appartenere a una comunità basata su lingua e "tradizioni" e definita dalla halachà, ovvero da un sistema giuridico (cioé, nei termini dell'Illuminista francese, una "nazione"): non equivale semplicemente a professare una religione. Chiedere agli ebrei di distaccarsi dalla loro "nazione" significa chiedere di smettere di essere ebrei.
Come buona parte delle Chiese cristiane prendeva di mira gli ebrei perché rifiutavano il messaggio universale di Cristo e rimanevano attaccati al loro "particolarismo", così fece una certa parte dell'Illuminismo, nei confronti di quegli ebrei che non accettavano di venire "emancipati". Dico parte dell'Illuminismo perché è ovvio che l'Illuminismo inglese, di derivazione empirista o scettica, aveva tutt'altro approccio e tutt'altro sbocco.
E probabilmente è in questo Illuminismo "emancipazionista" che si trovano le radici dell'antisemitismo di sinistra che, al fondo, non accetta il diritto degli ebrei di definirsi collettività e di emanciparsi in quanto ebrei - questo, e non altro, è il sionismo. Agli ebrei, e in maniera del tutto coerente con i propri presupposti teorici, i leader e pensatori del movimento comunista (Marx in primo luogo) risposero, come è noto, che dovevano emanciparsi come esseri umani, ovvero abbandonare l'Ebraismo. Il livore con cui molta sinistra italiana (ma non solo) si rivolge al mondo ebraico, accusando questo o quell'esponente in qualche misura critico, di aver nientepopodimenoche tradito la Resistenza e l'antifascismo, echeggia proprio queste accuse: state rifiutando il nostro progetto di emancipazione. Che se poi il progetto di emancipazione consiste nel votare la Binetti... Vabbé, soprassediamo. E' una questione seria, comunque.
Una questione che comunque non dovrebbe farci dimenticare un altro tipo di antisemitismo, molto diverso - ma solo nelle premesse. Ovvero l'antisemitismo clericale, che ebbe un tornante decisivo nell'Inquisizione spagnola, che al repertorio antisemita medievale aggiunse un paio di temi: il concetto "razziale" di ebrei (i discendenti di ebrei convertiti al cristianesimo venivano ancora considerati ebrei e pertanto sospettati) e il complotto ebraico universale contro la civiltà cristiana.
L'antisemitismo clericale è ancora ben vivo nel cuore e nella pancia dell'Europa cristiana ed è una delle molte ragioni per cui le derive clericali e confessionali dovrebbero preoccupare noi ebrei. E' vero che gli italiani sono sempre meno cattolici nella loro vita privata; - basta guardare i tassi di natalità e l'età media al matrimonio, davvero credete che tanta gente segue la dottrina della Chiesa anche in camera da letto?
Ma questo non significa che siano scomparsi dalla coscienza collettiva altri elementi della "dottrina della Chiesa" magari meno esplicitamente enunciati e ribaditi dal Vaticano. Tipo che gli ebrei sarebbero la religione della Legge e che solo un messaggio di Amore universale li può "liberare" dal loro particolarismo. Il quale è, per definizione, sospetto.

sabato, marzo 29, 2008

a proposito di profughi

venerdì, marzo 21, 2008

פורים

Ringrazio il mio amico F. Levi M. per il bel biglietto di auguri, da cui ho piratato l'immagine che vedete sopra.

Si avvicinano le elezioni e (ma come abbiamo fatto a vivere senza) si è scatenata la solita, prevedibile polemica: la destra è amica degli ebrei anche se candida dei fascisti? La sinistra ha davvero chiuso con l'antisionismo? E se al centro c'è Casini, siamo sicuri che non preghi per la conversione degli ebrei? Particolarmente noiosa è la cagnara attorno a Fiamma Nirenstein, che ha pensato bene di candidarsi con la destra -e io, tra uno sbadiglio e l'altro, tiro un sospiro di sollievo: si chiariscono un po' di cose sul suo percorso personale. A sinistra c'è chi ha pensato di sfruttare elettoralmente la faccenda, per due ragioni: la prima è che un ebreo che si candida con chi puzza di fascismo è oggettivamente un piatto succulento - sì, è vero, Ciarrapico puzza di fascismo: peraltro aveva anche pubblicato la traduzione in italiano dell'autobiografia di Begin, quindi non è esattamente un nemico di Israele. E la seconda, che a me fa particolarmente ridere, è l'idea, neanche tanto sottintesa, che gli ebrei abbiano il potere di decretare la vittoria dell'uno o dell'altro schieramento: "sdoganando" gli (ex?) fascisti oppure chiamando alla mobilitazione contro il nazifascismo -anzi, c'è pure chi di questa roba vorrebbe addirittura fare un obbligo morale. Per tutti costoro io ho una notizia terribile: il Dio degli ebrei non è quello delle vignette di Guareschi degli anni Cinquanta, Nel segreto della cabina Dio (o la Memoria) ti vede, Stalin no. Il nostro Dio ha smesso di occuparsi di politica un paio di millenni fa e noi votiamo un po' per chi c** ci pare - proprio come voi, strano, vero?
Sta di fatto che Fiamma Nirenstein è stata raffigurata da Vauro in una vignetta che NON mette insieme la "stella di David" (scusate, lo chiamo così, perché il suo nome originario, Maghen David, sembra sprecato in questa polemica da cortile, così come ogni richiamo all'ebraismo) con la svastica ma con il fascio littorio - che a ben guadare non ci sarebbe niente di strano, visto che la dirigenza dell'Unione delle Comunità Israelitiche Italiane appoggiò il fascismo in maniera entusiastica, all'epoca. E che l'antifascismo fu impegno di pochissimi - lo riconosce persino Ha Kehillah, che una volta voleva farne una bandiera, di questa identificazione tra antifascismo ed ebraismo italiano.
La Nirenstein, come da copione, se la è presa un sacco. Vauro è uno che gioca in maniera oscena con l'immaginario antisemita: vedi i suoi Gesù bambini avvolti in kefya, o la vignetta sull'autobus esploso a Tel Aviv in cui era difficile distinguere tra ragioni e torti. Non deve essergli sembrata vera la possibilità di querelare chiunque gli dia dell'antisemita, per sperare di potersi presentare, del tutto mondato del terribile stigma (che -si sa- fa peredere le elezioni) certificato da una sentenza in nome del popolo italiano; che poi la stessa magistratura chiuda gli occhi davanti ai berlusconiani conflitti di interessi o a più orridi slogan negli stadi, si sa, è un dettaglio. Improvvisamente la magistratura è diventata, per Vauro e i suoi noiosissimi sostenitori, la fonte autorevole che permette di distinguere tra le vignette degli anni 2000 (in cui si vedono ebrei che uccidono Gesù) da quelle degli anni Trenta (in cui idem).
Scusate: che palle. Che rotonde, sferiche, immense, noiosissime, insostenibili palle. Quanto è lontana tutta questa roba dalla vita concreta degli ebrei reali, dai missili che piovono su Sderot, dalle trattative per il futuro di Gerusalemme, dalle sinagoghe sempre più vuote e dai musei sempre più costosi.
Io ci avrei anche un suggerimento, per quelli che sono interessati. Siamo a Purim, giusto? Ma facciamoci una festa in maschera. A Purim leggiamo la storia del perfido Haman, del suo tentativo di sterminare gli ebrei e della sua miseranda fine, impiccato o impalato (io preferisco pensare che sia la seconda) alle stesse forche che aveva fatto alzare per uccidere gli ebrei, popolo che ai suoi occhi aveva la colpa di "stare sempre per conto suo". Ma travestiamoci da Haman, che diamine! Qualcuno vuol venire con la kefyah (made in China) attorno alla capoccia, e ben venga! Qualcun altro vuol venire vestito da Vauro, da Dacia Valent, da Oliviero Diliberto, con il distintivo di Hezbollah (partito-perfettamente-legale)? E che faccia pure, voglio vederli i compagni che ci querelano perché noi ci si diverte, e poi vanno in tribunale a spiegare che secondo loro gli ebrei possono tenere i festeggiamenti per Purim solo se non offendono quella che secondo loro è la Memoria della Resistenza. Io per l'occasione mi travestirei da D'Alema, con indosso una urna elettorale e pitturato fuori il simbolo di Hamas e la scritta: "Hanno vinto le elezioni... loro".
Davvero non capisco perché e quando abbiamo perso la capacità di ridere dei nostri nemici; ooops, pardòn, degli equidistanti tra lo Stato degli ebrei e quelli che lo vogliono spianare e che vanno a braccetto con terroristi islamici e nazifascisti. Trovo anzi che questa incapacità di ricorrere a una bellissima parte della nostra tradizione sia un pericoloso sintomo di assimilazione.
E ora beccatevi questo video, assieme ai miei auguri. Che qui a Gerusalemme Purim quest'anno dura tre giorni, a me gira ancora la testa per la bevuta di ieri, e stasera si ricomincia.



Per le persone serie, invece, qui trovate un bellissimo pyut per Purim. Viene dal repertorio della comunità ebraica sefardita siriana di Gerusalemme, che sta qui da più di un paio di secoli E ovviamente Purim sameakh a tutti, pure a Fiamma Nirenstein. A Vauro no, non è ebreo e non sa che significa.

lunedì, marzo 10, 2008

loro ridevano



Mi ero imbattuto in queste fotografie tempo fa, mi ero scordato di bookmarkarle, perché uno ha sempre il desiderio di rimuovere certa roba. Adesso ne ha parlato anche il New Yorker (qui) le ho ritrovate. Questa è gente che ride, è felice, fa delle belle gite e si rilassa. Ad Auschwitz.

martedì, febbraio 26, 2008

immaginate un fascista - 3

Un forum Usenet ha un nome che è composto almeno da tre parti. it.cultura.ebraica, per esempio, significa che la lingua è l'italiano (it.) i gruppi che iniziano con it. sono, diciamo, amministrati dal GCN), e che l'argomento è la cultura ebraica. Ma c'è anche it.cultura.religione, dove pure può capitare di trovare qualcosa sull'ebraismo. Difficilmente, perlomeno in linea di principio, si dovrebbe trovare argomenti ebraici in it.cultura.cattolica. Più facile, volendo, in it.politica.internazionale -se si parla di Israele, (l'argomento è, o dovrebbe essere - il gruppo non è moderato, la politica internazionale). Ci sono poi it.hobby.umorismo, it.hobby.cucina e così via. Sono possibili anche giochi di parole: it.fan.culo, p. es., non è il fan club di Jennifer Lopez, ma un gruppo in cui si manda a fare in culo chi ti sta antipatico (oh, c'è anche it.discussioni.litigi). Se il fondatore non fosse stato un membro del Gruppo Coordinamento Newsgroup, ben difficilmente, credo, il gruppo sarebbe stato approvato. Ma non si sa mai. Per iscriversi a un gruppo occorre scegliere un modo in cui firmarsi, e la maggior parte preferisce uno pseudonimo, e (di nuovo) la maggior parte dei frequentatori di newsgroups Usenet prima o poi dà un occhio, per così dire, all'appartamento accanto, cioé scrive qualcosa in uno degli altri gruppi.
Si formano quindi (e lo so che il termine non sarà molto originale) comunità virtuali, in cui si è conosciuti più per pseudonimo che per nome, in cui si stringono legami tramite qualche messanger; p. es. andava di moda firmarsi con il proprio codice di ICQ. Comunità di gente he si incontra su Usenet in una specie di bar sempre aperto, in cui lasci il tuo messaggio, e prima o poi qualcuno, di cui riconosci nome (pseudonimo) e magari pure lo stile, ti risponde, poi interviene un altro, poi tu di nuovo e così via. Una caratteristica saliente è che l'argomento che sta nella riga del subject di tutti questi messaggi, di solito dopo un paio di giorni non c'entra più un accidente con l'argomento di cui si è finiti a parlare.
Molto importante: periodicamente, qualcuno organizza dei raduni (cioé delle cene qua e là) in cui chi ha voglia di faesi vedere e di uscire dall'anonimato si fa, appunto, trovare. Usenet inoltre ha un proprio gergo, di cui formirò qualche esempio.
Come si sarà capito, un utente abituale di Usenet è uno che ha un sacco di tempo a disposizione, che consulta Internet più volte al giorno; e sei popolare più sei reattivo, più spesso intervieni, più decisamente leghi il tuo nicknames a un dato gruppo di argomenti e idee, o semplicemente a uno stile. Il mio primo post (messaggio) in it.fan.culo venne accolto da una serie di applausi virtuali, del genere: "benvenuto in queste lande, trita-beghini ufficiale di Usenet" perché in it.cultura.religioni e it.cultura.storia avevo flammato (litigato in maniera accesa) con un sacerdote cattolico in vena di evangelizzazione e/o apologetica.

immaginate un fascista - 2

Il forum di cultura ebraica di cui stiamo parlando è un gruppo di discussione Usenet. Quando non erano ancora diffuse la ADSL e altre connessioni diciamo perenni, io, come molti altri, frequentavamo i gruppi Usenet perché per leggere i messaggi non c'era bisogno di stare sempre collegati in rete e pagare ogni secondo di discussione. Scaricavo i messaggi assieme alla posta elettronica, scrivevo i miei interventi e le mie risposte (con tanto di riga del subject, come nelle E mail) e spedivo alla connessione successiva.
Nella Usenet di lingua italiana esistevano già allora centinaia di forum di discussione, e per crearne uno nuovo c'era, e c'è ancora, una procedura precisa, che grossomodo consiste nel raccogliere un numero di interessati. Molti gruppi erano (e sono) moderati, nel senso che il messaggio, per comparire ed essere scaricato da tutti gli altri utenti, deve essere letto e aprovato da un tale, che si definisce moderatore. La moderazione serve ad evitare lo spam (cioé la pubblicità molesta) che rallenta i tempi e in quell'epoca alleggeriva le tasche. Ma la moderazione ha anche altre comprensibili funzioni, in gruppi di discussione che sono oggetto, diciamo, di attenzioni e provocazioni - e i gruppi di discussioni ebraici in italiano sono uno di questi.
Il moderatore di solito è la persona che ha proposto il gruppo. Se costui si stufa e trova un altro modo di passare il tempo, il moderatore viene individuato da un gruppo di persone, che si definisce Gruppo di Coordinamento Newsgroup e che è stato costituito agli inizi della rete Usenet in italiano, da parte di gente interessata a questa forma di comunicazione.

lunedì, febbraio 25, 2008

immaginate un fascista - 1

Sì, immaginatevi un fascista, uno di quelli veri, mica un liberal-conservatore come il cavalier Tedeschi, un signore che leggeva Il Giornale "quando c'era Lui" (cioé "l'Indro"), stramalediva i sindacati per l'inflazione e i comunisti perché c'erano troppi capelloni in giro e chiedeva sempre lo sconto quando ero ragazzino e io davo una mano ai miei in negozio "perché sa, tra di noi..." (noi 'sto par di palle, cavaliere, pensavo io, il prezzo è uguale per tutti e si chiama democrazia ed uguaglianza, c'ha presente?). Il cavalier Tedeschi non era fascista, e comunque non è il tipo di fascista che vi chiedo di immaginare.
Vi chiedo di invece immaginare uno sui trenta-quaranta anni, figlio (poniamo) di un reduce di Salò per nulla pentito, che è in buoni rapporti con militanti di estrema destra (lui, mica suo padre) e ovviamente anche con negazionisti, quella gente che racconta che Auschwitz è un baraccone messo su dal Mossad per creare Israele sfruttando il senso di colpa dei tedeschi e dei non ebrei in generale. Il fascista di cui stiamo parlando ha anche in casa diversi libri scritti da quella gente, per dire questo genere di porcate. Ecco, vi chiedo di immaginarlo: con tanto di capello corto e occhiali da sole Ray Ban.
Secondo voi è una persona adatta a moderare un forum di discussione di argomento ebraico? Lo so che è una domanda retorica, perché il minimo che si può dire di un personaggio del genere è che di ebraismo non capisce una fava e che solo a un imbecille può venire in mente di dargli la possibilità di decidere di cosa si può parlare in un contesto di argomento ebraico (il moderatore di un forum di discussione ha un solo strumento a disposizione: impedire a un dato messaggio - o, in casi estremi, a un dato utente- di comparire all'interno del forum).
Solo che gli imbecilli esistono, ed esiste anche quel tipo di imbecilli (quelli che permettono a quel tipo di fascista ecc. ecc.). Nei prossimi giorni vi racconto in che senso esistono questo genere di imbecilli.

mercoledì, febbraio 06, 2008

nuove preghiere

Io credo che ognuno abbia il diritto di pregare per quel che più gli piace. Apprezzo certamente che per la liturgia cattolica noi ebrei non siamo più perfidi. La decisione di Benedetto XVI mi pare persino politicamente accorta: volete la Messa in latino? D'accordo, ma il testo lo decido io e dovete chiedere il permesso (banale, ma efficace, misura di centralizzazione).
Detto questo, non mi pare il caso di festeggiare. Il vero problema nelle relazioni con i cattolici è che secondo molti, troppi cattolici, noi ebrei siamo il popolo dell'Antico Testamento. Vale a dire inspiegabilmente affezionati a alcune barbare ed arcaiche leggi che la legge dell'amore ha poi cancellato. Non si tratta solo di ignoranza - in questa rappresentazione, il vuoto del Nuovo Testamento viene riempito dalle qualità carnali degli ebrei, dalla loro avidità, sete di potere, brama di rivalsa. Saremmo cioé cattivi e materiali, manchiamo di spiritualità perché non abbiamo imparato la lezione - che sarebbe Ama il prossimo tuo come te stesso, che poi è qualcosa che abbiamo soprattutto noi (nel Levitico 19:18). Credo che il migliore impegno contro l'antisemitismo debba passare attraverso lo studio e la conoscenza dei testi ebraici (Mishna e Talmud, innanzitutto): che vengono insegnati nei seminari, ma probabilmente non basta.

mercoledì, gennaio 23, 2008

dalla Valdossola a Gerusalemme (in risposta a MMAX)

C'è una tizia che passa tanto tempo in Egitto e che ha un blog e sul suo blog scrive quanto è bello l'Egitto e quanto stavano bene ebrei ed arabi insieme, che se solo non fosse nato il sionismo, quella roba cattiva. Poi ci sono io che sono andato a chiederle un paio di opinioni sul perché e come gli ebrei sono stati cacciati da lì, lei se la è presa male, mi ha citato un paio di "studi" prodotti da case editrici tipo negazioniste, io mi sono messo a ridere. Eravamo dalle parti di un blog milanese di sinistra, Milano è città medaglia d'oro della Resistenza e su queste cose non si scherza.
Poi sono successe tante cose, la tizia si è addirittura semisposata e semidivoziata con un pezzo da novanta dell'Islam italiano. E nel corso di questo suo divorzio ha scoperto alcune miserie dell'Islam italiano, ma la figuraccia di cui sopra la prese davvero male. Invece di ringraziarmi che la avevo avvisata....
Sta di fatto che nel giro delle sue conoscenze (che poi i blog sono sta cosa qua, io linko te, tu linki me e tutti sanno che siamo amici) mise in giro la voce che c'era un sionista cattivo a Milano. E quelle rare volte che mi capitava di commentare quelle poche cose che leggevo, tac, ti arrivava l'informazione che io ero più o meno un fascista. Così mi sono incontrato con uno che per un poì è andato avanti a chiedermi cosa ne pensavo di Arutz7, che è una emittente radio qui in Israele, che trasmette anche via Internet e che ascolterò si e no una volta alla settimana, perché c'è una trasmissione di musica che mi diverte.
Ora, io con i fascisti vado poco d'accordo, sono nipote di partigiani e da ragazzino andavo in vacanza dalle parti della Repubblica dell'Ossola, e cosa è stata la Resistenza credo di saperlo abbastanza bene. Perché da quelle parti è stata guerra civile. Io e tutto il mio gruppo di amichetti eravamo nipoti di partigiani e quelli del gruppo con cui facevamo più volentieri a cazzotti erano, guarda che strano, tutti nipoti di fascisti: ma lo ho scoperto solo molto più tardi, all'epoca noi solo si respirava l'idea che con quelli là era meglio non averci a che fare. E farci a cazzotti non era nemmeno male. E noi nemmeno si chiedeva il perché, era così e basta, era di quelle cose che non si chiedono. I paolotti dell'oratorio, se erano nipoti di gente che era salita in montagna dietro indicazione del prete (predica dell'8 settembre, "è venuta l'ora") erano per noi gente migliore pure del nipote del fascista più presentabile, quello che aveva rischiato di persona per mettere al sicuro i suoi concittadini dalla rappresaglia tedesca. Quella volta che erano arrivati quelli della Muti, e avevano preso un bambino che era poi il babbo di uno di noi e dicevano ridendo: Piangi piccolo, che poi tuo padre con una pallottola nella testa piangerà di più.
Ca**o, io che volevo pure dimenticarmi di Milano, guarda qui cosa mi trovo a scrivere. La storia della Muti. Ripeto: so abbastanza bene di non essere affatto fascista. Sono sionista perché non sono fascista. Perché il nazismo è il buco nero della storia umana e non ci sono ca**i, il signor Husseini ha collaborato con i nazisti. Cosa che la signora del blog d'Egitto non voleva sentirsi dire.
Ora l'Italia, la sinistra italiana, la blogpalla della sinistra italiana è generosa con il signor Husseini, che mentre procedeva lo sterminio in Europa, stringeva le mani dei peggiori criminali della storia umana. Dicono che lo faceva per anticolonialismo. Come se fosse una scusa buona, o una scelta obbligata. Ma non è mica vero. Il signor Husseini era capo di un clan, che tra parentesi è ancora proprietario di buona parte degli edifici di questa città, e si trovava a fronteggiare il clan dei Nashashibi, che anche loro quanto a proprietà immobiliari non scherzano. Qui sotto vedete una lapide che sta in Melekh King George, come diciamo a Gerusalemme, una via intestata al sovrano inglese.


I Nashashibi erano, al momento della inaugurazione di quella modernissima via, il clan arabo più potente. Se al signor Husseini fosse importato qualcosa non dico del bene del suo popolo, ma almeno della manutenzione delle strade, non avrebbe nemmeno iniziato quella guerra civile intrapalestinese che ha fatto più morti di ogni strage sionista. Ma i Nashashibi erano alleati dei britannici e questa città (che non è mai stata capitale di niente, sotto gli arabi) si stava trasformando da angolo polveroso di medio oriente in meta turistica -e c'erano degli ebrei che avevano fiutato l'affare, così una famiglia aprì il King David. E ci si misero pure i cristiani, e aprirono lo YMCA, progettato dallo stesso architetto che progettò l'Empire State Building, e gli Husseini volevano il loro albergo e lo aprirono e per avere mercato libero il signor Husseini andò ad allearsi con i tedeschi che avevano promesso di liberargli il campo dalla concorrenza. Di queste miserie è fatto il nazionalismo palestinese, che tanto affascina la signora del blog d'Egitto. Quella che ebrei ed arabi andavano tanto d'accordo. Lo dicono libri stampati da nazi, che diamine. Quella che io sarei fascista. Perché sionista.
Ora succede che uno dei fan della signora, di quelli che ha impedito al sottoscritto di commentare sul suo blog proprio perché ero un fascista e non volevo prendere le distanze da una radio che ascolto si e no una volta alla settimana, uno di questi bei tomi, dicevo, se ne va per la rete a chiedere opinioni su cosa si può leggere a proposito della Shoah. Attenzione, che il poverino, che è anni che straparla di Israele e dintorni, manco sa l'ebraico, che se avesse scritto di meno e studiato di più a quest'ora sarebbe in grado di leggere Haaretz in lingua originale. Però alla sua biblioteca ideale della memoria lui tiene tanto, ma proprio tanto. Basta che non ci siano testi in ebraico, però. Che è una cosa seria e che non bisogna parlare troppo della Shoa (scusa, signor censore, che ca**o stai facendo tu? Stai parlando, si o no?). E perché? "Per non riconciliarsi" con il fondo di cattiveria che c'è in ciascuno di noi - israeliani compresi. Che si sa, la Shoah sta lì, in un punto indefinito nel Novecento e ci dice a tutti di essere più buoni. Lo dice a tutti, ma proprio a tutti, inclusi i sionisti, che sono fascisti perché -forse- ascoltano una radio.
Il blog di questo signore, che non sa l'ebraico, ma ci scommetterei che ha l'amico ebreo, è ridondante di ammonizioni agli israeliani e di appelli al buon cuore dei palestinesi o dei lettori stessi del blog, che presumibilmente sono cattivi verso una delle due parti in conflitto e la giudicano severamente - indovina quale. E' comico, certo. Uno che si disegna una rappresentazione personale di Israele divisa in buoni e cattivi e in cui i cattivi sono quelli che vincono le elezioni. E i buoni sono quelli che si ricordano della Shoah nel modo giusto - che è quello che decide lui. Che non è ebreo ma si ricorda, oy va voy, persino del Tisha beAv. Dico, come si fa a non dire grazie a un personaggio così? Non ne vedete il ferreo impegno contro l'antisemitismo? Nota: impegno contro l'antisemitismo significa chiaccherare con la signora d'Egitto per dirle quanto non è d'accordo. E non vedete come è importante, cruciale (cioé a forma di croce) la Memoria (maiuscolo! maiuscolo!) per lui? La Memoria degli ebrei morti, voglio dire. Del piccolo mondo antico che per definizione è sempre meglio del presente.
Un amico americano, dopo un affollato concerto di Moni Ovadia in cui in sala eravamo solo tre ebrei (io, lui e Moni Ovadia appunto) mi disse: ho avuto un incubo. La Yddishkeit che si risveglia, scoprire che passato e presente non sono decisi da ebrei. Tutto, tutto deciso da goim: non solo se essere ebrei, anche e soprattutto come essere ebrei. Questo signore, con la sua galleria di santini, la sua personale via crucis in forma di biblioteca, questo signore dentro l'incubo ci vive. Invece di meditare sui misteri del Rosario, lui medita sulla Shoah. Nello stesso identico modo delle beghine: al posto del Rosario lui recita la litania della Memoria. Però non lo sfiora mai il pensiero che, se ci fosse stato uno Stato, adesso sarebbero vivi quegli ebrei morti che riempiono il suo blog. Che sono tutti anonimi, una specie di entità semitica collettiva del tempo che fu. Non esseri umani concreti, che magari provano solo ad essere come gli altri, no. Non devno creare uno Stato, devon servire da legge morale per il mondo.
Adesso succede che MMAX, che sta tra i link di questo signore, amico di quella dell'Egitto, mi chiede di aiutare il signore di cui sopra a preparare la sua biblioteca della memoria. Io davvero non so cosa scrivere. Datemi delle idee voi. Prometto che non censuro. Nemmeno quel signore.

giovedì, gennaio 03, 2008

e son cose, eh



Michelangelo Antonioni che tesse le lodi di un film antisemita. Italia, 1940. Notizia completa qui.

lunedì, dicembre 31, 2007

surreale

Nella propaganda antisemita la leggenda degli stupri praticati dai soldati di Israele è, ovviamente, molto popolare. Quando si ha a che fare con queste faccende la carenza di dati non è mai stata un problema; ma questa "spiegazione" è davvero singolare. Voilà
A research paper that won a Hebrew University teachers’ committee prize finds that the lack of IDF rapes of Palestinian women is designed to serve a political purpose.
The abstract of the paper, authored by doctoral candidate Tal Nitzan, notes that the paper shows that “the lack of organized military rape is an alternate way of realizing [particular] political goals.”
The next sentence delineates the particular goals that are realized in this manner: “In the Israeli-Palestinian conflict, it can be seen that the lack of military rape merely strengthens the ethnic boundaries and clarifies the inter-ethnic differences - just as organized military rape would have done.”
The paper further theorizes that Arab women in Judea and Samaria are not raped by IDF soldiers because the women are de-humanized in the soldiers’ eyes…
Nitzan’s paper did, however, give much space to the explanation that the Israeli soldiers refrained from rape out of demographic considerations. She explained at length how fearful the Jewish population is of the growing Arab population, and how in cases of wartime rape, the baby is generally assumed to be of the mother’s nationality. (IsraelNN.com)
Avete capito bene. Secondo questa signora, che ha condotto una ricerca finanziata dai contribuenti israeliani, il fatto che i soldati israeliani NON stuprino le donne palestinesi è un sintomo del loro razzismo. La signora ignora che esistono molte possibili attività sessuali (che tristemente possono assumere la forma dello stupro) che non hanno queste famose conseguenze demografiche: una triste vita sessuale, quella della signora.. Ma è significativo che lo stupro etnico sarebbe per lei un buon modo di integrazione. Sarà per questo che, sul totale delle donne stuprate in Israele, la gran parte sono ebree violentate da uomini arabi (e non donne arabe stuprate da ebrei). Che sia una via all'integrazione, però, è un po' tutto da dimostrare, visto che molti di quegli stupri comprendono l'omicidio.

sabato, dicembre 29, 2007

piace alla gente che piace

Questo signore della foto -presa da qui- si chiama Edward Said e sarebbe il più prestigioso intellettuale palestinese - cioé, forse era palestinese, visto che i resoconti sulla sua infanzia sono quantomeno un po' contradditori e il suo nome non è presente nei registri della scuola che dice di aver frequentato.
Quanto al fatto che fosse un grande intellettuale, qui c'è la recensione di un testo che mette in discussione il suo metodo interpretativo. Riassumendo, pare abbia elevato il vittimismo a categoria della storia. Però in Italia piace molto, va a sapé perché.

giovedì, dicembre 27, 2007

test your Palestine IQ

If, like most people, you have clear views on the Arab-Israel conflict, and you are convinced that you know how to bring peace to the Middle East, then you are invited to try the following simple quiz. To see how much you really know about the subject, answer these twenty questions, then check your score.

TEST
1. As is well known, Palestine is the Holy Land for Judaism, Christianity, and Islam. Palestine's sanctity in Islam is expressed in the fact that the Koran mentions Palestine:
a) 1,034 times;
b) 837 times;
c) 408 times;
d) 1 time;
e) never.

2. Jerusalem is the third holiest city for Islam (after Mecca and Medina). In honour of this status, the Koran refers to Jerusalem as:
a) Al-Kuds ("The Holy");
b) Al-Medina al-Kuds ("The Holy City");
c) Urusalim ("Jerusalem");
d) Al-Kibla al-Awalani ("The First Direction [of prayer]");
e) By no name, because Jerusalem is never mentioned in the Koran.

3. The Dome of the Rock, on the Temple Mount in Jerusalem, is one of Islam‚s holiest shrines. To emphasize this sanctity, Moslems pray on the Temple Mount:
a) facing the Dome of the Rock;
b) in the north-west section, to face the Dome and Mecca simultaneously;
c) standing facing the Dome of the Rock, kneeling facing Mecca;
d) facing the Dome of the Rock for certain prayers, Mecca for others;
e) kneeling facing Mecca, their backsides facing the Dome of the Rock.

4. The Jewish claim to the Holy Land is that God promised it to them. Moses, the Jewish national leader, is quoted as saying: "O my people! Remember the bounty of God upon you and gave you that which had not been given to anyone before you amongst the nations. O my people! Enter the Holy Land which God has decreed for you". This speech of Moses is recorded in:
a) the Book of Exodus;
b) the Book of Isaiah;
c) the Talmud;
d) the Midrash;
e) the Koran (Sura 5:20-21).

5. In popular literature, historical discussions, political debates, and other forums, the Palestinians‚ standard claim is that they are:
a) the descendants of the Biblical Philistines (a tribe originating in Crete, who invaded the Holy Land in the early Biblical period);
b) the continuation of the Biblical Canaanites (a Hamatic tribe, in perpetual warfare against the Philistines);
c) the descendents of the earliest Christians (i.e. Jews);
d) an integral part of the Arab nation (a Semitic nation originating in Arabia, and entirely unconnected to the Philistines, the Canaanites, and the Jews);
e) all of the above.

6. In the period of history that Palestine was an independent country, its capital city was:
a) Jerusalem;
b) Jaffa;
c) Haifa;
d) Ramallah;
e) meaningless, because there was never in history an independent country called Palestine, so there was never a capital city.

7. The earliest mention of Palestine in history is:
a) in the Hebrew Bible, in the Book of Genesis, when God commanded Abraham to go to Palestine;
b) in the Hebrew Bible, in the Book of Joshua, when the Israelites conquered Palestine;
c) in a stone plaque dating from about 600 BC, commemorating the Babylonian conquest of Palestine;
d) in the New Testament;
e) in the year 135, after the European Roman invaders defeated the Jewish revolt, and re-named the province Palestine.

8. "There is no such country [as Palestine]! Palestine‚ is a term the Zionists invented! There is no Palestine in the Bible. 'Palestine‚' is alien to us." Who said these words?
a) Golda Meir, Prime Minister of Israel, in a speech to the American Zionist Organisation, 1972
b) Moshe Dayan, Minister of Defence of Israel and former Chief of Staff of the Israel Defence Forces, addressing the General Staff, 1968;
c) Benjamin Netanyahu, Prime Minister of Israel, in his election victory speech, 1996;
d) Abba Eban, Israeli Ambassador to the United Nations, in a speech in 1981;
e) Auni Bey Abdul-Hadi, a local Arab leader, addressing the British Peel Commission, 1937.

9. "The 'Palestinian People‚' does not exist. The creation of a Palestinian state is only a means for continuing our struggle against the State of Israel." Who said this?
a) Egyptian dictator, President Gamal Abdul Nasser, addressing the Egyptian parliament, a month after the Six Day War, July 1967;
b) Jordanian King Hussein, a week before the Six Day War, May 1967;
c) Syrian dictator, President Hafez al-Assad, addressing the Arab League, 1994;
d) Iraqi dictator President Saddam Hussein, addressing the Iraqi nation in a televised speech, 2002;
e) Zahir Muhsein, executive member of the PLO, in an interview with the Dutch newspaper Trouw, March 1977.

10. On the eve of Israel‚s independence in May 1948, approximately 600,000 Arabs lived in the areas that would soon become the State of Israel. When the War of Independence was over (March 1949), 150,000 Arabs were still there. This is why the UNRWA (United Nations Relief Works Agency) officially recognized that the number of Arab refugees was:
a) 450,000;
b) 600,000;
c) 850,000;
d) 1,000,000;
e) 1,300,000.

11. In June 1982, the Israel Defence Forces entered south Lebanon to fight against the PLO, which had invaded Lebanon in 1975. The total population in southern Lebanon was about 400,000, of whom vast numbers 'perhaps as many as 10%' fled northwards to escape the fighting. UNIFIL (United Nations Interim Force in Lebanon) officially estimated the number of refugees as:
a) 40,000;
b) 80,000;
c) 120,000;
d) 250,000;
e) 600,000.

12. The Palestine National Covenant (the constitution of the PLO) states that "Palestine, with the boundaries it had during the British Mandate, is an indivisible territorial unit" (Article 2). 77% of this indivisible territorial unit is today:
a) the State of Israel, and the remaining 23% is Judea and Samaria (the „West Bank‰) and Gaza;
b) Israel (including Judea, Samaria, and Gaza, i.e. the occupied territories), and the remaining 23% are the border areas of various neighbouring Arab states;
c) Judea, Samaria, and Gaza (the „occupied territories‰), and the remaining 23% is divided between Israel and Jordan;
d) Judea, Samaria, and Gaza, and the remaining 23% has been annexed to the State of Israel;
e) The Kingdom of Jordan, and the remaining 23% is Israel (including Judea, Samaria, and Gaza).

13. As its name suggests, the raison d'etre of the PLO (Palestine Liberation Organisation) is to liberate Palestine. Accordingly, the PLO has fought to establish its independent state in:
a) the whole of Israel, starting with Judea, Samaria, and Gaza (the "occupied territories");
b) sovereign Israel alone, rejecting any claim to Judea, Samaria, and Gaza (prior to the Six Day War);
c) Jordan (in the late 1960s and early 1970s)
d) Lebanon (from the mid-1970s until 1982);
e) All of the above.

14. The PLO‚s purpose, as they and their supporters make clear, is to liberate the "occupied territories" which Israel captured in the Six Day War (5th-10th June 1967). This claim is proven by the historical fact that the PLO was founded:
a) in Ramallah, the biggest city in the West Bank, a month after the Six Day War;
b) in Gaza City, which has traditionally been a centre of Palestinian nationalism, on the first anniversary of the Six Day War;
c) as a response to the establishment of the first Israeli settlement in Hebron in 1969;
d) on the 10th anniversary of the Six Day War, in June 1977, in Hebron;
e) 3 years before the Six Day War, on 1st January 1964, in Cairo (the capital of Egypt).

15. In the 25-year period 1950-1974, the Arab countries (including Iran) donated a total of $26,476,750 in aid to Palestinian refugees, representing 0.04% (i.e. $1 out of every $2,500) of their combined oil revenue for 1974 alone. The only country in the entire Middle East which gave no aid at all to Palestinian refugees was:
a) Israel;
b) Iran;
c) Libya;
d) Jordan;
e) Algeria.

16. Israel has often been accused of "ethnic cleansing" of the Arabs in the "occupied territories". The demography bears this out, because the Arab population of Judea, Samaria, and Gaza has:
a) plummeted from 6,500,000 in 1967 to 3,000,000 in 2006;
b) plummeted from an estimated 5,000,000 in 1967 to less than 2,000,000 in 2006;
c) remained steady at 3,000,000, despite huge natural growth in the rest of the world;
d) increased at one tenth of the pace of natural population growth;
e) increased from about 750,000 in 1967 to an estimated 3,500,000 in 2006, a population growth of nearly 500% in less than 40 years, which is one of the highest rates of increase anywhere in the world.

17. Israel has also been accused of "ethnic cleansing" of Arabs who are citizens of the state, and deliberately enforcing policies designed to keep the Arab population small. This, too, is shown by the demography, in that the Israeli Arab population has:
a) dropped from slightly over 1,000,000 (40% of the overall population) in 1948 to 750,000 (20% of the population) in 2006;
b) remained at a steady 1,000,000 from 1948 to 2006, while the overall population has increased seven-fold;
c) increased from 500,000 in 1948 to 1,000,000 in 2006, representing a drop from 35% of the overall population to just 12% in 58 years;
d) decreased steadily by 2% per year from 1948 onwards;
e) increased from 150,000 (15% of the overall population) in 1948 to about 1,400,000 (22% of the overall population) in 2006.

18. As of 2007, there are five universities (the Islamic University of Hebron; Bir Zeit University; Bethlehem University; Al-Najah University in Shechem [Nablus]; and Al-Ahzar in Gaza), and five religious higher education academies, throughout the "occupied territories". These institutes are:
a) all that remain of 25 institutes of higher education, the others having been destroyed by the Israeli occupation forces;
b) some of the oldest in the Arab world, with the Islamic University of Hebron having been founded under the original Caliphate in the 8th century;
c) forced to operate secretly, because the Israeli authorities have banned them;
d) barely tolerated by the Israeli authorities;
e) all founded since the Israeli "occupation" of 1967, under Israeli auspices, the oldest one being the Islamic University of Hebron, founded in 1971.

19. Since the Israeli "occupation" of Judea, Samaria, and Gaza in 1967, nine Palestinians have been sentenced to death by the courts and judicially executed. All of them, without exception, were executed:
a) by the Israeli military occupation authorities;
b) by the Israeli Army after military courts-martial;
c) by the Israeli civil administration, following criminal trials in civilian courts;
d) by Israeli civilian courts, acting under special emergency regulations;
e) since September 1993 by the Palestinian Authority, in the autonomous zones, because Israel, alone in the Middle East, does not use the death penalty.

20. In early October 2005, an estimated 650 people charged the security fence/separation barrier, and an estimated 350 succeeded in crossing it. Security forces responded with bayonets, shotguns, and rubber bullets, killing between ten and fifteen people. This incident was given minimal media attention, and has been entirely forgotten, because:
a) the world media is biased in Israel‚s favour;
b) a dozen Palestinians killed is so commonplace, it is not even newsworthy;
c) the Israeli authorities imposed a media blackout;
d) Jewish settlers intimidated the journalists and photographers into silence;
e) the incident occurred along the security fence in Morocco, separating sovereign Morocco from the Spanish Sahara, and the security forces in question were Spanish.

SCORING
Every a) is worth 1 point; every b) is worth 2 points; every c) is worth 3 points; every d) is worth 4 points; every e) is worth 5 points.

Now add up your score.
If your score is 20, then you answered a) to every question. You are politically correct, and base your ideas of the Middle East on standard anti-Israel and pro-Arab propaganda lies, rather than on the truth. Since you cannot think for yourself, are more concerned with Israel-bashing than truth, and swallow every cheap slogan peddled, you are ideally suited to become a European career diplomat accredited to the Middle East or a BBC or CNN reporter.
If your score is between 21 and 99, then you might have a slightly more open mind than others, and you might know slightly more than the average media report contains. You might be interested in studying more on the subject.
If your score is 100, then you answered e) to every question. You answered every question correctly, have a good, solid knowledge of the issues involved, and are uninfluenced by official propaganda. Be careful: independent and honest thought might make you a target of Islamic terrorists and their left-wing cohorts.
If your score is below 20 or above 100, this means that you cannot even count properly. You are perfectly suited to become the Secretary General of the United Nations.

Daniel Pinner - thanks to Israel Forum