affinità
Mi parlano da settimane della sinagoga Toldos Aharon, centro di un gruppo hassidico, che sta ovviamente a Meah Shearim. Decido di farci un salto e di provare il mio ebraico tra questi signori vestiti di nero (o di grigio).
Vediamo come vanno le cose, se di Shabbat si può venire, è gente che prega con molto fervore, magari iniziano Shabbat qualche ora prima, va a sapé. Chiediamo e troviamo informazioni; finiamo in un ampio cortile in fondo a un vicolo. Troneggia l'enorme sinagoga. Slicha adonì (scusi) e signori più anziani tirano diritto, uno giovane si ferma efshar ledaber anglit (possiamo parlare in inglese) e ovviamente lo, cioé no. E proviamo l'ebraico. A che ora è la Kabbalat Shabbat. Dieci minuti prima dell'accensione delle candele. Efshar lehitpallel, possiamo venire a dire la tefillah. Ken, ma le donne no. Come sarebbe a dire le donne no, non avete la ezrat nashim, lo spazio riservato alle donne, Ken certo che lo abbiamo, ma di sera le donne non possono entrare. Toda, grazie lehiteraot - è la stessa logica della mechitza, dopo tutto.
Perché stupirsi. E' ovvio, dico tra me e me, le donne, il buio, le tentazioni, vabbé questi nemmeno hanno la radio, sono gente pia, il loro Dio è un Padre, va da sé che siano sessuofobi, cioé, che abbiano quella certa concezione della donna, tipo serpente tentatore, che a me mi puzza di clero -guarda che caso, chi ama i cattolici fondamentalisti stravede anche per questi signori. Mentre ce ne usciamo dal cortile vediamo uno striscione in inglese che campeggi all'inizio del vicolo. Chiede una forza di protezione internazionale contro la crudele oppressione sionista. Ah già, questi qua che pensano che la donna è sempre un po' puttana, sono degli ebrei antisionisti. L'esistenza di uno Stato ebraico, dove le donne votano e fanno pure il militare, ai loro occhi è una specie di bestemmia. Come per questo signore qui, quello che non è ancora professore.
Vediamo come vanno le cose, se di Shabbat si può venire, è gente che prega con molto fervore, magari iniziano Shabbat qualche ora prima, va a sapé. Chiediamo e troviamo informazioni; finiamo in un ampio cortile in fondo a un vicolo. Troneggia l'enorme sinagoga. Slicha adonì (scusi) e signori più anziani tirano diritto, uno giovane si ferma efshar ledaber anglit (possiamo parlare in inglese) e ovviamente lo, cioé no. E proviamo l'ebraico. A che ora è la Kabbalat Shabbat. Dieci minuti prima dell'accensione delle candele. Efshar lehitpallel, possiamo venire a dire la tefillah. Ken, ma le donne no. Come sarebbe a dire le donne no, non avete la ezrat nashim, lo spazio riservato alle donne, Ken certo che lo abbiamo, ma di sera le donne non possono entrare. Toda, grazie lehiteraot - è la stessa logica della mechitza, dopo tutto.
Perché stupirsi. E' ovvio, dico tra me e me, le donne, il buio, le tentazioni, vabbé questi nemmeno hanno la radio, sono gente pia, il loro Dio è un Padre, va da sé che siano sessuofobi, cioé, che abbiano quella certa concezione della donna, tipo serpente tentatore, che a me mi puzza di clero -guarda che caso, chi ama i cattolici fondamentalisti stravede anche per questi signori. Mentre ce ne usciamo dal cortile vediamo uno striscione in inglese che campeggi all'inizio del vicolo. Chiede una forza di protezione internazionale contro la crudele oppressione sionista. Ah già, questi qua che pensano che la donna è sempre un po' puttana, sono degli ebrei antisionisti. L'esistenza di uno Stato ebraico, dove le donne votano e fanno pure il militare, ai loro occhi è una specie di bestemmia. Come per questo signore qui, quello che non è ancora professore.
1 commento:
Uhm... secondo me non pensano che la donna sia un po' puttana. Pensano che sia irresistibile. Nel senso che loro non saprebbero resistere.
Ho sempre visto nella dialettica della tentazione un'ammissione di debolezza.
Uriel
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