giovedì, agosto 16, 2007

selichot

Ieri notte sono iniziate le selichot secondo il rito sefardita ed è stata una esperienza emozionante. Svegliarsi nel cuore della notte, recarsi in una sinagoga dalle parti dell'Università ebraica e stare per una buona ora in mezzo a gente che gridava, spesso ritmicamente, le parole del rituale (in breve: una specie di anticipazione di Rosh ha Shana) con il suono dello shofar che si sovrapponeva alla recitazione dei Tredici Nomi.
Litanie, credo si chiamino, e qualcuno ha pure salmodiato (anzi: gridato) qualche assolo - da queste parti lo status halakhiko non è esattamente un problema per noi Reform - e non certo perché stiamo a inseguire gli ortodossi sul loro terreno, semplicemente ci capita di avere una certa forza contrattuale; e poi i sefarditi sono gente simpatica, bunachos, si dice. Se sei ebreo, sei ebreo punto.
Insomma, sarà il fatto di trovarsi nel pieno della notte, saranno i cantori (e/o i semplici fedeli: ognuno in questo rito ha l'incarico di gridare o dire qualcosa) particolarmente convincenti ed ispirati, sarà che quando sono frastornato mi viene da pensare in inglese, la parola più adeguata è powerfull, pieno di forza. E per ricorrere a una metafora abusata, il viaggio interiore del mese di Elul richiede molta forza. Stare in gruppo, seguire il ritmo, aspettare di sentire lo shofar, aiuta non poco. Ti dà la forza di cominciare a guardarti dentro. Gli elenchi alfabetici che sentiamo a Kippur (ahsmanu, bagadnu, gazarnu...) qui sono accompagnati da commenti -sì, gridati anche questi- e mi dicono che questi peccati al dettaglio sono davvero imbarazzanti da ripetere in coro. Però così si fa, perché ogni ebreo è responsabile di quello che fanno gli altri ebrei.
Mi chiedeva una amica cattolica se questa confessione collettiva "funziona" come la loro, io credo di sì, ha anche un che di egalitario, certo che non essendoci per noi l'inferno, il punto non è la salvezza, ma riparare i torti. E mettere gli alti nelle condizioni di ripararli. Probabilmente per questo è una buona idea che preparazione a Rosh ha Shana sia accompagnata dalle selichot per tutto un mese. Si rimane stanchi durante il giorno, e ti resta meno voglia di litigare.
Nella zona di Gerusalemme in cui abito, vivono famiglie originarie dal Kurdistan e dall'Irak. Hanno la loro sinagoga (si chiama Ohel Baruch). Le selichot sono alle 4.00 di mattina, il che significa che posso alzarmi dal letto alle 3.30, andare a dire la tefillah, e rientrare per le ultime ore di sonno. Insomma, per questo mese val la pena di provare. E shanah tovah.

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