dispute interne alla tribù
Il Pirké Avot spiega che ci sono due tipi di makhlokhet (dispute). Quelle le-shem ha Shamaim (in nome dei cieli), tipo quella tra Hillel e Shammai, e le altre, il cui modello è quella di Korach, e che non sono le-shem ha Shamaim. La principale differenza, e so che non sono originale, è che la competizione per il potere è più evidente nel caso di Korach che tra Hillel e Shammai. Per questo la storia di Korach ha una fine, quella di Hillel e Shammai no: e ha a che fare non con il potere ma principalmente con Dio. La differenza tra una disputa e una makhlokhet, una disputa ebraica, è che la seconda implica un terzo partecipante, che può essere Dio o -più comunemente- una cosa chiamata tradizione ebraica ed espressa in testi straordinariamente densi, vecchiotti, compulsivamente pluralisti fino alla auto-contraddizione ripetuta. O, più semplicemente è una disputa tra ebrei. Chi è ebreo? Ci sono definizioni diciamo giuridiche (figlio di madre ebrea, genitore di figli ebrei) che comunque cambiano con il tempo (cavolo, lo si può dire, senza che crollino i cieli) e che sono in ultima analisi autoreferenziali. Non vuol dire che se ne può fare a meno, vuol semplicemente dire che c'è anche dell'altro. Mettiamola così: un senso, secondo me poco verbalizzabile, di comune appartenenza.
Quando io so che qualcuno è ebreo, anche so lo incontro in metropolitana, sento di avere qualcosa in comune con lui. Posso invitarlo a cena, e so anche quando (perché abbiamo un calendario in comune, per esempio). Oppure lui può invitare a cena me. O se ci sono problemi possiamo andare al ristorante insieme. E' tribale? Certo che è tribale. Non vedo cosa ci sia di male. E' proprio facendo riferimento a questa tradizione tribale che riesco ad amare concetti generali come umanità, libertà, giustizia, in larga parte nati all'interno della mia tradizione, per quel che vale un atto di nascita di questo tipo e che senza il loro contesto mi sembrano terribilmente astratti e distanti. E diventano strumenti ideologici di visioni totalitarie. Tipo gli assistenti sociali che, per mostrare che sono utili a qualcosa (altrimenti perdono il lavoro) si imbarcano in liti senza fine con la famiglie Rom, in nome del "bene dei bambini" - il quale non è stare coi genitori, ma essere rieducati.
Dirò di più. Della tribù, secondo me, fanno parte anche persone con le quali il disaccordo ideologico e politico non potrebbe essere più grave. Tipo quei signori che vivono al di là della linea verde. E' un disaccordo ebraico, una makhlokhet: abbiamo in comune un tavolo su cui ci sono aperti gli stessi testi, forse su pagine diverse, che certo leggiamo in maniera diversa, ma gli stessi testi. E pestiamo i pugni sul tavolo nello stesso modo. Il gioco si interrompe solo se una delle parti scomunica l'altra, sostiene che della tribù non fa (più) parte. E succede abbastanza spesso, il che significa che non funziona neanche tanto. Perché non c'è una autorità che abbia il potere di ratificare questa scomunica, la quale quindi rientra tra gli episodi di questa disputa infinita.
Quando io so che qualcuno è ebreo, anche so lo incontro in metropolitana, sento di avere qualcosa in comune con lui. Posso invitarlo a cena, e so anche quando (perché abbiamo un calendario in comune, per esempio). Oppure lui può invitare a cena me. O se ci sono problemi possiamo andare al ristorante insieme. E' tribale? Certo che è tribale. Non vedo cosa ci sia di male. E' proprio facendo riferimento a questa tradizione tribale che riesco ad amare concetti generali come umanità, libertà, giustizia, in larga parte nati all'interno della mia tradizione, per quel che vale un atto di nascita di questo tipo e che senza il loro contesto mi sembrano terribilmente astratti e distanti. E diventano strumenti ideologici di visioni totalitarie. Tipo gli assistenti sociali che, per mostrare che sono utili a qualcosa (altrimenti perdono il lavoro) si imbarcano in liti senza fine con la famiglie Rom, in nome del "bene dei bambini" - il quale non è stare coi genitori, ma essere rieducati.
Dirò di più. Della tribù, secondo me, fanno parte anche persone con le quali il disaccordo ideologico e politico non potrebbe essere più grave. Tipo quei signori che vivono al di là della linea verde. E' un disaccordo ebraico, una makhlokhet: abbiamo in comune un tavolo su cui ci sono aperti gli stessi testi, forse su pagine diverse, che certo leggiamo in maniera diversa, ma gli stessi testi. E pestiamo i pugni sul tavolo nello stesso modo. Il gioco si interrompe solo se una delle parti scomunica l'altra, sostiene che della tribù non fa (più) parte. E succede abbastanza spesso, il che significa che non funziona neanche tanto. Perché non c'è una autorità che abbia il potere di ratificare questa scomunica, la quale quindi rientra tra gli episodi di questa disputa infinita.
4 commenti:
Conoscevo la disputa tra Hillel e Shammai perché ho letto più volte una storia collegata: quella dell'oculista polacco Ludovico Zamenhof, ebreo socialisteggiante nonché sionista, il quale a cavallo tra '800 e '900, dapprima inventò l'Esperanto (erano anche i tempi di Ben Yehuda e del neoebraico) e successivamente, dichiarando di ispirarsi proprio al pensiero di quell'Hillel di 1900 anni prima, promosse un umanitarismo che accomunasse le diverse fedi ("homaranismo") di cui la lingua internazionale doveva essere solo un aspetto.
Te l'ho raccontato perché pensavo potesse interessarti :)
La storia di Korach invece non la conosco.
Quanto al tribale, Andrea, mi fai venire tuttavia dei dubbi. Sarò io a non capire, ma il rischio che vedo è di ricadere nel settarismo (forse tipico anche della mentalità italiana, si vedano i film di Scorsese). Mi viene in mente un aneddoto che mi raccontava mia nonna (persona non certo antisemita, di ebrei ne conosceva a decine e lo zio socialista fu pure messo al confino), riguardo ad uno stabilimento balneare di ebrei, al quale si recavano solo ebrei, perennemente occupato per qualunque non-ebreo si presentasse, anche qualora vi fossero stati posti liberi (nell'Ancona degli anni '20-'30 la presenza ebraica era molto consistente). Ora è chiaro che può essere tutto falso, sarà stata una cattiva diceria e non possiamo saperlo, ma tuttavia mi pare che il comportamento settario si celi dietro l'angolo se si ragiona in termini di famiglia (perché è chiaro che a un membro della famiglia riserverai un accoglienza più calorosa). O forse sono io a intendere male, non so, dimmi tu.
Scusa Andrea ho usato la parola settarismo che non è appropriata, comunque dovresti aver capito il senso del mio intervento.
la storia di Korach sta nella Bibbia, per la precisione in Numeri 16 e seguenti. Per quanto riguarda lo stabilimento bagni di Ancona: assumiamo che si tratti di una metafora e che non ci siano di mezzo questioni legali (cioé che il proprietario abbia il diritto di fare entrare chi vuole, anche se non so se è così) - mi chiedo che cosa ci sia di male nel scegliersi gli amici che preferisci. Non ci trovo niente si settario.
Ciao,
Finalmete funziona
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