venerdì, dicembre 07, 2007

forse nemmeno serve

E' difficile raccontare la complessità di questo Paese e, dopotutto, non sono nemmeno sicuro che serva. Da quando sono arrivato qui non c'è stato un solo giorno in cui non sentissi qualcuno dall'Italia, e non c'è mai stato nessuno che chiedesse come vanno le cose. Ognuno ha le sue idee già perfezionate e cerca conferma - sembra sia impossibile per un cittadino italiano fare un giro a Gerusalemme semplicemente perché non c'è mai stato e vuol vedere come è.
Il puro e semplice fatto di aver fatto alyah, ovvero di avere in tasca un passaporto israeliano, mi trasforma -agli occhi degli amici di sinistra- più o meno in un traditore, la cui scelta, nel migliore dei casi, va giustificata, in base all'assunto che la presenza ebraica qui avrebbe qualcosa di artificiale. E più uno ti è amico, più ti mostra il suo impegno per giustificarti.
Poi ci sono quelli che hanno deciso che io starei diventando di destra, per il fatto che -stando qui- gli enormi limiti della sinistra italiana nel comprendere Israele mi appaiono evidenti. Dall'Italia si tende a sovrapporre le categorie italiane alla realtà di Israele. Così Barak diventa una specie di Bertinotti e Olmert una specie di Berlusconi, e ogni volta che Berlusconi vince ci si consola pensando a Barak. Ma non funziona, qui. Sinistra italiana e sinistra israeliana hanno storie molto diverse, differenti riferimenti ideali - per dire, non è che Gramsci fosse un gran sostenitore della specifictà culturale ebraica, che è invece quella sulla quale il sionismo socialista ha costruito la sua storia.
Ci sono poi quelli che cercano il demonio perché continuano a pensare che in Israele c'è qualcosa di sbagliato, e che quel qualcosa di sbagliato starebbe non nelle azioni dei politici di adesso, ma in qualche colpa ancestrale del passato. E così identificano il demonio in Jabotinsky, il quale aveva però più simpatie per Garibaldi e Labriola che per Mussolini. E lo so che è complicato. Infatti occorrerebbe leggere qualcosa di più.... Ma quando uno sa già tutto, perché la realtà gliela ha spiegata un editoriale che così chiaramente distingue tra buoni e cattivi, che bisogno c'è di leggere altro?

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