Mashiah! Mashiah! oyoyoyoyoy
Le storie di conversione, di qualunque tipo sia la conversione, mi piacciono davvero poco. Cè qualcosa di pornografico nell'esibizione di percorsi intimi e personali. E la pornografia -dice un mio amico- è come l'Ebraismo, non esiste una definizione accettata da tutti ma capisci quando ti ci trovi davanti. Quando so che in Italia c'è chi utilizza le storie personali di conversioni all'Ebraismo tramite Bet Din Reform come uno dei sintomi del successo dei Reform mi inc...quieto come una bestia, prima di tutto perché credo che dopo la conversione uno è ebreo punto (non ebreo convertito), secondo perché -di nuovo- si tratta di una esibizione di faccende intime. O, peggio, di una strumentalizzazione di faccende private per ottenere un beneficio pubblico: "Ecco, siamo ebrei anche noi guardate cosa è successo a lui che non lo era!" (sottinteso: e anche adesso non sarà mai come noi).
E poi non vedo cosa ci sia di straordinario nel fatto che le conversioni dei Reform sono riconosciute valide dallo Stato di Israele ai fini della Legge del Ritorno - straordinaria semmai è quella angoscia di non essere riconosciuti" che ahimé è una caratteristica ormai strutturale degli ebrei italiani. "Ah, vai in una sinagoga sefardita? - mi chiedeva un amico mesi fa - ma ti riconoscono?".
Lo avevo notato negli ultimi anni di permanenza in Italia, noi ebrei italiani appena ci troviamo in presenza di un altro ebreo iniziamo a giustificarci, a chiedere perdono di qualche non osservanza. Come se la Torah fosse in cielo (cosa che non è, azz!). Ancora non so se sia una buona idea offrire -diciamo, sul mercato religioso o delle identità- una possibilità di essere riconosciuti come ebrei. Chabad ci hanno fatto una fortuna, con la loro identità evidente e il loro modello intransigente di osservanza. Intransigente per gli standard italiani, intendo dire: quando si arriva a faccende come il vestiario ed il cibo, l'Italia è una società molto conformista, che emargina rapidamente chi compie scelte differenti da quella che viene considerata la norma. Il look Chabad è una via di mezzo tra quello estremo (e antimoderno) di altre sette hassidiche e la assenza di segni esteriori di indentificazione ebraica, che è caratteristica della modernità. Però in Italia è considerato estremamente ebraico.
Tutto ciò premesso, sto per racconarvi due storie di conversione che, per ora, non sono affatto finite bene. La prima è quella di una signora italiana, convertita da un Bet Din ortodosso, molto attiva nel mondo degli ortodossi, che si è vista rifiutare la cittadinanza israeliana dalle autorità competenti. Vicenda triste davvero, ma che dovrebbe fare riflettere tutti quelli che considerano gli ortodossi israeliani più autentici dei Reform americani - i quali non incontrano di questi problemi di riconoscimento quando fanno alya.
La seconda è quella di un tale che si era preparato alla conversione studiando con gli autentici Lubavitch, praticando con peculiare entusiasmo tutte le mitzwot possibili e immaginabili. Durante il colloquio con il Bet Din gli hanno chiesto se crede che il Rebbe fosse Mashiach, lui ha risposto: Sì, certo, così mi è stato insegnato e la conversione è stata rifiutata. E anche questa è una faccenda che dovrebbe fare riflettere i feticisti della autenticità.
Molto probabilmente queste due notizie non verranno menzionate dalla stampa ebraica italiana, per evitare le furibonde reazioni di destra (quelli che urlano che lo Stato di Israele ha tradito la halakhà) o di sinistra - quelli che piangono che lo Stato di Israele ha tradito gli ideali del sionismo-socialista-e-pacifista. Per non parlare di quelli che ritengono che il vero comunismo si trova negli shtetl e che in queste due notizie troveranno la conferma che il mondo di qua è irrimediabilente corrotto. Che volete che vi dica, l'incontro dei fondamentalisti (religiosi o politici) con quella brutta cosa che si chiama realtà è sempre una faccenda dolorosa.
E poi non vedo cosa ci sia di straordinario nel fatto che le conversioni dei Reform sono riconosciute valide dallo Stato di Israele ai fini della Legge del Ritorno - straordinaria semmai è quella angoscia di non essere riconosciuti" che ahimé è una caratteristica ormai strutturale degli ebrei italiani. "Ah, vai in una sinagoga sefardita? - mi chiedeva un amico mesi fa - ma ti riconoscono?".
Lo avevo notato negli ultimi anni di permanenza in Italia, noi ebrei italiani appena ci troviamo in presenza di un altro ebreo iniziamo a giustificarci, a chiedere perdono di qualche non osservanza. Come se la Torah fosse in cielo (cosa che non è, azz!). Ancora non so se sia una buona idea offrire -diciamo, sul mercato religioso o delle identità- una possibilità di essere riconosciuti come ebrei. Chabad ci hanno fatto una fortuna, con la loro identità evidente e il loro modello intransigente di osservanza. Intransigente per gli standard italiani, intendo dire: quando si arriva a faccende come il vestiario ed il cibo, l'Italia è una società molto conformista, che emargina rapidamente chi compie scelte differenti da quella che viene considerata la norma. Il look Chabad è una via di mezzo tra quello estremo (e antimoderno) di altre sette hassidiche e la assenza di segni esteriori di indentificazione ebraica, che è caratteristica della modernità. Però in Italia è considerato estremamente ebraico.
Tutto ciò premesso, sto per racconarvi due storie di conversione che, per ora, non sono affatto finite bene. La prima è quella di una signora italiana, convertita da un Bet Din ortodosso, molto attiva nel mondo degli ortodossi, che si è vista rifiutare la cittadinanza israeliana dalle autorità competenti. Vicenda triste davvero, ma che dovrebbe fare riflettere tutti quelli che considerano gli ortodossi israeliani più autentici dei Reform americani - i quali non incontrano di questi problemi di riconoscimento quando fanno alya.
La seconda è quella di un tale che si era preparato alla conversione studiando con gli autentici Lubavitch, praticando con peculiare entusiasmo tutte le mitzwot possibili e immaginabili. Durante il colloquio con il Bet Din gli hanno chiesto se crede che il Rebbe fosse Mashiach, lui ha risposto: Sì, certo, così mi è stato insegnato e la conversione è stata rifiutata. E anche questa è una faccenda che dovrebbe fare riflettere i feticisti della autenticità.
Molto probabilmente queste due notizie non verranno menzionate dalla stampa ebraica italiana, per evitare le furibonde reazioni di destra (quelli che urlano che lo Stato di Israele ha tradito la halakhà) o di sinistra - quelli che piangono che lo Stato di Israele ha tradito gli ideali del sionismo-socialista-e-pacifista. Per non parlare di quelli che ritengono che il vero comunismo si trova negli shtetl e che in queste due notizie troveranno la conferma che il mondo di qua è irrimediabilente corrotto. Che volete che vi dica, l'incontro dei fondamentalisti (religiosi o politici) con quella brutta cosa che si chiama realtà è sempre una faccenda dolorosa.
1 commento:
Io ho un blog dal 2003 e, come puoi immaginare, il fatto che mi dichiari ebrea, israeliana e kibbuznikit per di più, ha sollevato non poche domande. Spesso mi sono trovata in difficoltà a spiegare,ci sono sempre quasi riuscita. Quasi. In tutte le sfaccettature dell'ebraismo c'è quello "spirito" impossibile da spiegare ma tanto importante per capire che è praticamente inspiegabile. Sto ridendo perchè è vero che in Italia Chabad è sinonimo di intransigenza religiosa, direi quasi di "vero" ebraismo. Però mi fa anche incavolare perchè non capisco che bisogno abbiano gli ebrei italiani di importare norme, comportamenti e sistemi del Chabad quando in Italia ci sono antichissime e bellissime tradizioni ebraiche locali. Hem...hem...eccomi da brava ebrea italiana a fare distinzioni.Smile.
Complimenti per questo post, erev tov, ciao.
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