lunedì, febbraio 11, 2008

frasi

Mi resteranno scolpite nella memoria delle frasi. Di alcune vorrei avere il copyright, come questa: I am an equal opportunity person. I am just not an equal opportunity lover. Ci farei Tshirt, adesivi, spillette e farei - anche un sacco di soldi. Oppure quella, che ovviamente è antisionista e alza la mano e chiede: Scusate, io non ho capito, ma perché gli ebrei dal Marocco sono emigrati in Israele? (bimba, qualcuno ti ha spiegato che esistono ebrei anche fuori da Manhattan? Ti è mai venuto il lontano sospetto che possono non passarsela bene?). Oppure: "No, il sionismo non funziona. In Israele non c'è una classe operaia ebrea. Siamo troppo intelligenti".
Problema: perché qui, tra ebrei, riusciamo a dire che siamo tanto intelligenti e capaci di fare soldi e non ci sembra per niente un male, mentre là, nella bloggosfera che riflette l'Italia, qualsiasi aggettivo attaccato alla parola ebrei ci mette in allarme? E' un periodo che tengo le dita legate, per non precipitarmi sulla tastiera e andare a flammare (ovvero, nel gergo dei blogger, a rompere i coglioni) a tutti quelli che intervengono per minimizzare l'infame lista di professori ebrei - gli argomenti impiegati variano da: Ma quanto rompete i coglioni a C'è un complotto per nascondere le porcherie dei sionisti. Mi ci tufferei in queste polemiche, voglio dire, perché conosco i miei polli e farli infuriare e gettare la maschera ci si mette davvero poco. Ma ha un prezzo. Il prezzo di non potersi trovare con altri amici, ebrei, e fare discussioni più divertenti, che inizino con Rashi e terminino con le previsioni del tempo di Gerusalemme. Qualcosa, insomma, di ebraico e di non difensivo di cui in Italia si è persa la memoria.

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