gente contorta
Faccio davvero fatica a capire come mai ci sono persone che diffondono la notizia (falsa) secondo la quale avrebbero provato a contattarmi via blog ed io -cattivo- non pubblicherei i loro commenti.
Per me un computer è uno schermo con attaccati dei tasti e che non capisco bene cosa succeda dietro lo schermo che sto guardando, dentro cui potrebbe essere successa qualsiasi cosa. Ma sta di fatto che io ho anche un recapito di posta elettronica, e volendo si può persino scrivere lì. E che lì, proprio lì, non ho ricevuto niente. Probabilmente, anche se non me ne sono accorto, ho un antivirus che cancella la posta che viene da certi mittenti.
Ma il problema, vedete, è un altro, ed è inutile girarci intorno. E' il fatto di avere un passaporto di Israele che viene vissuto come un tradimento. Quei due o tre, che lamentano di essere bistrattati dal sottoscritto, non hanno mai visitato Israele ma si sono sempre prodigati in analisi e consigli al sottoscritto, terrorizzati dall'idea che, siccome vivo qua, io possa diventare "di destra". E quando hanno letto nero su bianco che avevo poca voglia di ascoltare queste loro lamentele preventive, han dato il via ad un tormento continuo, con insulti personali anche poco facili da digerire. Il favorito era, ma guarda che strano, che la mia alya sarebbe finta e che io non sarei un "autentico israeliano". Che nel loro immaginario è uno che sta in kibbutz e si trova infinitamente meglio con gli arabi che con i "coloni" e che non vede l'ora di tirare su un bel muro a Gerusalemme, per dividere la capitale ed avere così la pace.
Shtuiot, stronzate, and excuse my French.
Non ho nessuna voglia di spiegare quanti e quali kibbutzim ormai si reggono sul lavoro di lavoratori stranieri (pagati benissimo, sia chiaro) e non mi diverte affatto suonare la sveglia per chi vive di simili sogni, e si consola del fallimento del comunismo pensando che, almeno qui, qualcosa del marxismo ha funzionato. Per cui lascerò -con pochi rimpianti- questi signori ai loro sogni, alla loro girandola di blog, controblog, ti provoco sul forum che poi ti rispondo sul blog che poi ci troviamo a bere un aperitivo e facciamo un raduno, che ti porto anche un funzionario DS e uno che si è scopato l'islamica fondamentalista. Non è che io abbia mai frequentato molto questo genere di appuntamenti, ma evidentemente, qualcuno pensava che prima o poi avrei cominciato, forse perché rientro nel target: sono over 30, ho frequentato l'Università, mi collego ad Internet...
Per me un computer è uno schermo con attaccati dei tasti e che non capisco bene cosa succeda dietro lo schermo che sto guardando, dentro cui potrebbe essere successa qualsiasi cosa. Ma sta di fatto che io ho anche un recapito di posta elettronica, e volendo si può persino scrivere lì. E che lì, proprio lì, non ho ricevuto niente. Probabilmente, anche se non me ne sono accorto, ho un antivirus che cancella la posta che viene da certi mittenti.
Ma il problema, vedete, è un altro, ed è inutile girarci intorno. E' il fatto di avere un passaporto di Israele che viene vissuto come un tradimento. Quei due o tre, che lamentano di essere bistrattati dal sottoscritto, non hanno mai visitato Israele ma si sono sempre prodigati in analisi e consigli al sottoscritto, terrorizzati dall'idea che, siccome vivo qua, io possa diventare "di destra". E quando hanno letto nero su bianco che avevo poca voglia di ascoltare queste loro lamentele preventive, han dato il via ad un tormento continuo, con insulti personali anche poco facili da digerire. Il favorito era, ma guarda che strano, che la mia alya sarebbe finta e che io non sarei un "autentico israeliano". Che nel loro immaginario è uno che sta in kibbutz e si trova infinitamente meglio con gli arabi che con i "coloni" e che non vede l'ora di tirare su un bel muro a Gerusalemme, per dividere la capitale ed avere così la pace.
Shtuiot, stronzate, and excuse my French.
Non ho nessuna voglia di spiegare quanti e quali kibbutzim ormai si reggono sul lavoro di lavoratori stranieri (pagati benissimo, sia chiaro) e non mi diverte affatto suonare la sveglia per chi vive di simili sogni, e si consola del fallimento del comunismo pensando che, almeno qui, qualcosa del marxismo ha funzionato. Per cui lascerò -con pochi rimpianti- questi signori ai loro sogni, alla loro girandola di blog, controblog, ti provoco sul forum che poi ti rispondo sul blog che poi ci troviamo a bere un aperitivo e facciamo un raduno, che ti porto anche un funzionario DS e uno che si è scopato l'islamica fondamentalista. Non è che io abbia mai frequentato molto questo genere di appuntamenti, ma evidentemente, qualcuno pensava che prima o poi avrei cominciato, forse perché rientro nel target: sono over 30, ho frequentato l'Università, mi collego ad Internet...
E invece, guarda che strano, appena mi si è prospettata la possibilità di passare del tempo in Israele, ho preferito farlo senza visto turistico ma aumentando il numero degli ebrei per i quali l'esistenza di questo Stato è un valore, anche se non si è ancora realizzata la collettivizzazione dei mezzi di produzione. E pazienza se tutto questo vi pare un tradimento.
3 commenti:
Uhm, non mi è ben chiaro come e perchè Israele debba essere una alternativa a Usenet/Blog.
Cmq a volte su blogger vanno persi dei commenti.
Benvenuto al nuovo nato.
Non è un "tradimento", ma la cosa giusta che ti sei sentito di fare nella maniera che hai ritenuto opportuno. E credo anche non ti sia costato poco, ma che ne valesse la pena.
Va bè, non sono ebreo, ma lo penso sinceramente alla faccia di quei perdi tempo che ti tormentano.
Ciao e buona settimana.
Piero P.
Su Usenet e blog (meglio: in certi gruppi e in certi blog) si PARLA di Israele, soprattutto per correggerne i difetti. E quelli che si sentono autorizzati a trovare o a inventare difetti, sono quelli che ne sono più lontani - indubitabilmente un ebreo è più vicino ad Israele di un non ebreo che ha in mente una soluzione davvero originale per la pace: costringere una delle due parti, indovina quale, a dolorose rinunce. L'alternativa sta tra osservare la realtà col distacco di chi ha in tasca la soluzione e viverla con un coinvolgimento meno che superficiale. it.politica.internazionale.israele, con il suo nullo numero di israeliani che partecipano, è quel che chiamo coinvolgimento superficiale (e, visto da qui, perfettamente inutile). Lasciarmi alle spalle questa roba non è stato doloroso; al limite è fastidioso imbattersi in "abbandonati" che fanno i capricci e che, se va perso un post, si sentono obbligati ad annunciare al mondo che il cattivo sono io.
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