tsunami
I capelli non ce li ho quasi più, ma mi ci tirano. Insomma, vogliono da me un commento a questo post di Rosa, che quasi tutti trovano intelligente e che a me ha fatto sbadigliare.
Rosa inizia spiegando che accostare, o paragonare, due atti criminali è una cazzata strumentale. Ora, se c'è qualcosa che posso aver imparato in un anno di studio intensivo delle fonti ebraiche, è che in un qualsiasi dibattito vince chi impone le regole. L'accostamento imbecille e strumentale tra omicidio razzista a Verona e rogo di bandiere israeliane, è un accostamento, appunto, imbecille e strumentale (sì, anche se lo fanno Gianfranco Fini o Bruno Vespa - davvero curioso pensare che Fini o Vespa dicano delle robe imbecilli e strumentali?) e mi domando perché dare retta (= dedicare spazio, tempo e bytes) a un accostamento imbecille. Perché farsi dettare le regole del discorso da qualcun altro.
Una volta accettate le regole del discorso, Rosa passa a parlare non di bandiere e skinheads, ma di ebrei e fascisti. Cioé, no: prima fa una specie di scoperta dell'acqua calda, ovvero che per la piccola borghesia italiana quando c'era Lui i treni arrivavano in orario. E che, da un po' di tempo, ha preso piede una visione rosea del Fascismo, appena oscurata dalla piccola ombra delle leggi razziali, che se non ci fossero state sai che figata. Ragazzi, che scoperta interessante. Ricordo di aver sentito una decina di anni fa Andreotti dire con la sua solita voce sorniona: "penso che il consenso al fascismo sia finito con le leggi razziali". Ma ricordo che prima ancora, quando il Comune socialista di Milano organizzò una mostra dedicata agli anni Trenta, di leggi razziali manco si parlava. E nella mia Università (quella di Chabod) il solo sfiorare l'argomento causava degli imbarazzati silenzi, con la solita docente di destra che si premurava di spiegare, cambiando discorso, che lei era appena stata all'Unversità EBBraica di Gerusalemme (sì, raddoppiava le B, la signora).
In altre parole, io sono molto più pessimista di Rosa, penso che l'antifascismo organizzato e consapevole sia stato in Italia scelta ideale di una minoranza, la quale minoranza ha creduto di trovare consenso solo quando qualcuno brontolava che piove governo ladro. Il consenso al fascismo c'è stato, si è interrotto quando piatti e pentole erano vuote, si è trasformato in nostalgia rassicurante ad ogni avvisaglia di conflitto sociale e si è esteso fino a coprire di oblio le leggi razziali. Che oggi vengono ricordate solo per dire che gli italiani hanno salvato gli ebrei.
Ma seguiamo il ragionamento di Rosa. C'è stata la premessa maggiore, basata sulla accettazione di un paragone imbecille. Ne è seguita la parentesi storica, in guisa di premessa minore. E ora vediamo la conclusione del sillogismo. Ci sono ebrei che si prestano al gioco, che ringraziano Fini per aver baciato la bandiera di Israele. E se Rosa può capire Fini e la sua disperata (?) ricerca di legittimazione, quello che non riesce a tollerare sono gli ebrei che cercano di andare d'accordo con il governo in carica. E viene da chiedersi che cavolo d'altro dovrebbero fare, gli ebrei, per ottenere la approvazione di Rosa.
Passare il tempo a confrontarsi con fascisti alla Martinez, convinto che sia il Mossad ad aver ordinato ad Alemanno di cacciare i Rom dal territorio della capitale? Invitare Israele a scatenare una guerra contro il governo italiano, democraticamente eletto, e che per ora non minaccia affatto la popolazione ebraica? C'è stato un periodo in cui ero intrigato da tutta questa cagnara sul web, in cui gli ebrei diventavano la raffigurazione disincarnata dell'eterno antifascista o del sempiterno oppressore. Mi chiedevo come fosse possibile che persone in carne ed ossa venissero così rapidamente trasformate in simboli. Trasformare le persone in simboli è una operazione complicata -e alcuni poeti, mai tradotti in italiano, qua in Israele lo fanno con esiti letterari molto superiori a Celine ed Ezra Pound e Drieu La Rochelle e tutta la robaccia fascistoide che è stata rispolverata nei fetenti anni Ottanta.
Ma sul web, quando ci sono di mezzo gli ebrei, le cose diventano molto più facili e immediate. Per qualcuno l'Ebreo è il simbolo del capitale globalizzatore, che distrugge foreste vergini e costruisce villette e centri commerciali. E per qualcun altro l'Ebreo è diventato l'oppositore sempiterno del Fascista, ovunque e comunque. Peggio: ci si ricorda che gli ebrei esistono solo quando e se c'è un nostalgico fascista che va zittito. Che la storia sia maledettamente più complicata ce lo si dimentica. Si stende un velo neanche tanto pietoso sulle vicissitudini degli ebrei fascisti, di chi si è fatto abbindolare, come la maggioranza assoluta della borghesia italiana, dalla retorica risorgimentale e in qualche caso persino anticlericale con la quale Mussolini conquistò il consenso degli italiani.
E prima che una ondata di noia mi tramortisca definitivamente, faccio in tempo a intravvedere la vetta lirica di Rosa: le persecuzioni antiebraiche sono sempre l'inizio della fine, l'incipit di uno "tsunami" che prima o poi travolge tutti. Uh. Vai a spiegarlo agli ebrei russi e polacchi, egiziani o siriani: negli anni Sessanta del secolo scorso, ovvero quando io e Rosa siamo nati, le persecuzioni antisemite (Posso chiamarle così? Posso, davvero? Anche se lo fa Gianfranco Fini?) prendevano di mira gli ebrei e solo gli ebrei e quando e se sono finite, ricominciavano contro gli ebrei e morta lì. Altro che tsunami. C'è qualcosa di morboso, secondo me, in questa raffigurazione degli ebrei come agnelli sacrificali, vittime predestinate di ogni dittatura, primi a morire sempre e comunque. Per Rosa, a quanto pare, è una specie di pietra angolare della sua visione del mondo, della politica e dell'ebraismo intero. Fonda quella eterna opposizione tra ebrei e fascisti che sta, secondo lei, nel mondo delle idee e ogni tanto si incarna su questa terra, il fascista con le vesti di Silvio Berlusconi e l'ebreo, boh - forse con quelle di Bertinotti, soprattutto quando visita il Salone del Libro. O di Marco Travaglio, anche egli perseguitato, se ci fate caso.
E (bis) questi sarebbero gli strumenti concettuali con cui la sinistra italiana si appresta ad attraversare il deserto berlusconiano. Che per me sarà davvero un deserto, sia chiaro, magari anche costellato di miraggi identitari. Auguri, ripeto.
Rosa inizia spiegando che accostare, o paragonare, due atti criminali è una cazzata strumentale. Ora, se c'è qualcosa che posso aver imparato in un anno di studio intensivo delle fonti ebraiche, è che in un qualsiasi dibattito vince chi impone le regole. L'accostamento imbecille e strumentale tra omicidio razzista a Verona e rogo di bandiere israeliane, è un accostamento, appunto, imbecille e strumentale (sì, anche se lo fanno Gianfranco Fini o Bruno Vespa - davvero curioso pensare che Fini o Vespa dicano delle robe imbecilli e strumentali?) e mi domando perché dare retta (= dedicare spazio, tempo e bytes) a un accostamento imbecille. Perché farsi dettare le regole del discorso da qualcun altro.
Una volta accettate le regole del discorso, Rosa passa a parlare non di bandiere e skinheads, ma di ebrei e fascisti. Cioé, no: prima fa una specie di scoperta dell'acqua calda, ovvero che per la piccola borghesia italiana quando c'era Lui i treni arrivavano in orario. E che, da un po' di tempo, ha preso piede una visione rosea del Fascismo, appena oscurata dalla piccola ombra delle leggi razziali, che se non ci fossero state sai che figata. Ragazzi, che scoperta interessante. Ricordo di aver sentito una decina di anni fa Andreotti dire con la sua solita voce sorniona: "penso che il consenso al fascismo sia finito con le leggi razziali". Ma ricordo che prima ancora, quando il Comune socialista di Milano organizzò una mostra dedicata agli anni Trenta, di leggi razziali manco si parlava. E nella mia Università (quella di Chabod) il solo sfiorare l'argomento causava degli imbarazzati silenzi, con la solita docente di destra che si premurava di spiegare, cambiando discorso, che lei era appena stata all'Unversità EBBraica di Gerusalemme (sì, raddoppiava le B, la signora).
In altre parole, io sono molto più pessimista di Rosa, penso che l'antifascismo organizzato e consapevole sia stato in Italia scelta ideale di una minoranza, la quale minoranza ha creduto di trovare consenso solo quando qualcuno brontolava che piove governo ladro. Il consenso al fascismo c'è stato, si è interrotto quando piatti e pentole erano vuote, si è trasformato in nostalgia rassicurante ad ogni avvisaglia di conflitto sociale e si è esteso fino a coprire di oblio le leggi razziali. Che oggi vengono ricordate solo per dire che gli italiani hanno salvato gli ebrei.
Ma seguiamo il ragionamento di Rosa. C'è stata la premessa maggiore, basata sulla accettazione di un paragone imbecille. Ne è seguita la parentesi storica, in guisa di premessa minore. E ora vediamo la conclusione del sillogismo. Ci sono ebrei che si prestano al gioco, che ringraziano Fini per aver baciato la bandiera di Israele. E se Rosa può capire Fini e la sua disperata (?) ricerca di legittimazione, quello che non riesce a tollerare sono gli ebrei che cercano di andare d'accordo con il governo in carica. E viene da chiedersi che cavolo d'altro dovrebbero fare, gli ebrei, per ottenere la approvazione di Rosa.
Passare il tempo a confrontarsi con fascisti alla Martinez, convinto che sia il Mossad ad aver ordinato ad Alemanno di cacciare i Rom dal territorio della capitale? Invitare Israele a scatenare una guerra contro il governo italiano, democraticamente eletto, e che per ora non minaccia affatto la popolazione ebraica? C'è stato un periodo in cui ero intrigato da tutta questa cagnara sul web, in cui gli ebrei diventavano la raffigurazione disincarnata dell'eterno antifascista o del sempiterno oppressore. Mi chiedevo come fosse possibile che persone in carne ed ossa venissero così rapidamente trasformate in simboli. Trasformare le persone in simboli è una operazione complicata -e alcuni poeti, mai tradotti in italiano, qua in Israele lo fanno con esiti letterari molto superiori a Celine ed Ezra Pound e Drieu La Rochelle e tutta la robaccia fascistoide che è stata rispolverata nei fetenti anni Ottanta.
Ma sul web, quando ci sono di mezzo gli ebrei, le cose diventano molto più facili e immediate. Per qualcuno l'Ebreo è il simbolo del capitale globalizzatore, che distrugge foreste vergini e costruisce villette e centri commerciali. E per qualcun altro l'Ebreo è diventato l'oppositore sempiterno del Fascista, ovunque e comunque. Peggio: ci si ricorda che gli ebrei esistono solo quando e se c'è un nostalgico fascista che va zittito. Che la storia sia maledettamente più complicata ce lo si dimentica. Si stende un velo neanche tanto pietoso sulle vicissitudini degli ebrei fascisti, di chi si è fatto abbindolare, come la maggioranza assoluta della borghesia italiana, dalla retorica risorgimentale e in qualche caso persino anticlericale con la quale Mussolini conquistò il consenso degli italiani.
E prima che una ondata di noia mi tramortisca definitivamente, faccio in tempo a intravvedere la vetta lirica di Rosa: le persecuzioni antiebraiche sono sempre l'inizio della fine, l'incipit di uno "tsunami" che prima o poi travolge tutti. Uh. Vai a spiegarlo agli ebrei russi e polacchi, egiziani o siriani: negli anni Sessanta del secolo scorso, ovvero quando io e Rosa siamo nati, le persecuzioni antisemite (Posso chiamarle così? Posso, davvero? Anche se lo fa Gianfranco Fini?) prendevano di mira gli ebrei e solo gli ebrei e quando e se sono finite, ricominciavano contro gli ebrei e morta lì. Altro che tsunami. C'è qualcosa di morboso, secondo me, in questa raffigurazione degli ebrei come agnelli sacrificali, vittime predestinate di ogni dittatura, primi a morire sempre e comunque. Per Rosa, a quanto pare, è una specie di pietra angolare della sua visione del mondo, della politica e dell'ebraismo intero. Fonda quella eterna opposizione tra ebrei e fascisti che sta, secondo lei, nel mondo delle idee e ogni tanto si incarna su questa terra, il fascista con le vesti di Silvio Berlusconi e l'ebreo, boh - forse con quelle di Bertinotti, soprattutto quando visita il Salone del Libro. O di Marco Travaglio, anche egli perseguitato, se ci fate caso.
E (bis) questi sarebbero gli strumenti concettuali con cui la sinistra italiana si appresta ad attraversare il deserto berlusconiano. Che per me sarà davvero un deserto, sia chiaro, magari anche costellato di miraggi identitari. Auguri, ripeto.
7 commenti:
Scusa Nahum, ho letto il post di Rosa e non ci ho ravvisato le stesse cose che hai notato tu.
Parlo della visione degli ebrei come "agnelli sacrificali". Sulla questione Fini mi sento di pensarla come Rosa.
Semplicemente, che sia da una parte o dall'altra (ne abbiamo già discusso) a me invece sembra che gli ebrei in questo paese non siano liberi. Forse per poca consistenza numerica e dunque poco peso elettorale, sta di fatto che hanno la fregola di cercarsi il consenso politico.
Che poi è sempre l'andare a pietire dall'uno o dall'altro.
Una rappresentanza laica e politica come il CRIF francese(più di seicento organizzazioni ebraiche di ogni tipo, da quelle religiose alla bocciofila all'Associazione tifosi del MAccabi)in Italia non esiste, e dunque il confronto e il dialogo con le Istituzioni non si capisce su che base avvenga. O meglio, si capisce fin troppo bene. Su base religiosa, che è quello che vuole un qualsiasi governo illiberale.
Perché così rimani sempre esigua minoranza che si deve abbeverare alla fonte del padrone, e non soggetto libero, cittadino con diritti e rappresentanza politica (e non solo religiosa).
Qui sta il problema e il resto, imho, è tutt'un girarci intorno.
ciao
Ale
Dipende dalle zone della citta' in cui vivi. Evidentemente Rosa vive in quasi-centro. magari puo' apprezzare quel "riprendersi la citta'" che i cittadini di periferia odiano, quando nelle "domeniche senz'auto" rimangono confinati in quartieri-deserto ad annoiarsi.
Lo stesso vale per gli ebrei: basta vivere l'ebraismo abbastanza lontani dal centro ma abbastanza lontani dalla periferia, e diventa un fatto politico.
Come qualsiasi religione, vissuta al giusto livello di para-appartenenza.
Uriel
Para-appartenenza è una parola molto azzeccata. In tanti scoprono di essere ebrei solo quando c'è un antisemita nei paraggi e questo è molto comprensibile. Un po' meno comprensibile, almeno per me, è quando dell'antisemita si inizia ad avere bisogno per sentirsi ebrei. C'è poi un ulteriore problema: chi vive la condizione di para-appartenenza ebraica di solito fa delle scelte (e queste sono tutte legittime, per carità, l'identità ebraica è fatta di scelte) e divide tra quello che gli sembra particolaristico, tribale, e quello che gli sembra universalistico. Accetta quel che gli sembra abbia qualcosa da dire al resto del mondo (e cioé che è condiviso dal resto del mondo) e butta alle ortiche tutto il resto. E qui è già un po' meno ebraico, non nel metodo, ma nel risultato. Perché la forma universalizzata di ebraismo, l'amare il tuo fratello senza spiegare come, e volere il bene dell'umanità intera senza spiegare che ci stanno a fare gli ebrei, questa roba insomma si chiama cristianesimo (in qualche caso, pure comunismo: ma lì ci va della mistica).
Notare infatti come chi vive la para-appartenenza è sempre scettico verso Israele, lo dà per sconfitto e spacciato: è troppo tribale, uno Stato degli ebrei. Prima o poi andrà a finire male.
@ Spiccato.
No, Ale, non sono d'accordo. Perché Rosa sta dicendo che Fini è comunque male per gli ebrei, sempre e comunque, mentre la sinistra alla fine è sempre e comunque bene. E fa intendere che questa sarebbe la vera ed autentica posizione ebraica. Il che, per me (che pure sono di sinistra) è una inaccettabile confusione tra religione e politica. Come già ho scritto a Rosa, io avevo molti timori a proposito degli evangelici. Vivo in Israele e mi rendo conto che non fanno nulla di male, aiutano solo il turismo. Devo mandarli via solo perché sono di destra? Ci illudiamo che quando l'ultimo evangelico avrà lasciato Gerusalemme allora i kibbutz torneranno a riempirsi di una gioventù rivoluzionaria e socialista? Che poi davvero non capisco perché bisognerebbe rifiutare l'appoggio economico di gente di destra (che ha dimostrato di non volere/potere) influenzare la politica di Israele e accettare a braccia spalancate quello di gente di sinistra, che si vuole intromettere eccome nelle nostre scelte (perché per loro non siamo mai pacifisti abbastanza).
Ciao Nahum.
Non voglio dire che Fini è per forza male e altri o la sinistra per forza bene.
Assolutamente. Non sono d'accordo su questo.
Se gli evangelici di cui parli incrementano il turismo e sono innocui, ma ben venga, ci mancherebbe.
Per quanto riguarda Fini, io guardo allo specifico caso.
Fini sarà anche sdoganato, ma quando dichiara che bruciare una bandiera, foss'anche israeliana (o proprio perché israeliana) è peggio che bastonare a morte un ragazzo, io dico che non mi frega da che parte sta. Deve stare nella'immondizia, che quello è il suo posto.
Non parliamo di universalismo, ma quando qualcuno appoggia te ma perseguita i ROM, tu che devi dire? Indipendentemente da chi lo fa. A me non va bene né Fini né la sinistra.
Questo non è né cristianesimo né comunismo (per riprendere la tua risposta a Uriel), è senso civico. E' molto ebraico non avere senso civico? Imho no.
Al di là di tutto.
Ignoro cosa ne pensi Rosa sulla questione, ma a me proprio questa tirata sulla bandiera non mi è andata giù. E la cosa va al di là della diatriba destra-sinistra.
Ciao, Ale
Sono perfettamente d'accordo, Fini ha detto una cazzata. Collegare la cazzata che ha detto Fini a un presunto controllo sionista sulla politica italiana (come fanno in tanti) è una cazzata doppia, perché qui in Israele manco ci si è accorti dell'uscita di Fini. Se poi dobbiamo discutere tra noi ebrei di sinistra, allora la domanda resta la stessa: per quale ragione proprio la sinistra dentro l'Unione ha ostacolato in ogni modo possibile (dal boicottaggio alla calunnia) i Reform che avrebbero potuto fermare la deriva a destra? Ora, guarda un po', piangono. Ma si confermano ortodossi. http://www.hakeillah.com/2_08_06.htm
Ciao Nahum
Tutto questo imho conferma quanto scrivevo nel primo post. Rappresentanza politica libera da liberi cittadini, questo ci vorrebbe,
Ho letto l'articolo che segnali nel link e trascrivo questa cosa che fa tremare:
"Il fatto che la dice lunga sul punto cui sono arrivate le cose, per ciò che riguarda il rapporto tra ebrei e politica nel nostro Paese, è che l’elezione del Consiglio e della Consulta della Comunità ebraica di Roma sia diventato occasione per scambi di segnali interni all’area post-missina del centrodestra".
Perché la verità è: non solo centrodestra. Ma ovunque. Minoranza della quale ci si burla e che sta al gioco della "benedizione" politica. Chi per quella bianca, chi per quella nera.
Che significa quesll'articolo? Dice che i politici giocano con uno specifico gruppo di cittadini. Ciò che viene fuori prepotentemente da questo articolo, però (ed è questo che preoccupa) è che quel gruppo gioca esattamente lo stesso gioco. Un gruppo che non parla di "istituzioni" ma di "partiti". Noi cerchiamo la benevolenza di qui, e siamo contro chi cerca la benevolenza di là.
Io traduco: non siamo liberi, ciascuno cerca il padrone che crede, e noi di qui pensiamo che quell'altro padrone di là sia più brutto del nostro.
Dividiamo dunque il gruppo a seconda del padrone che si è scelto.
Io dico, scustemi per la brutalità, che solo i cani si scelgono dei padroni, le persone libere no.
Ma questo è il paese.
Senza il padrone non vai da nessuna parte, e soprattutto non ricevi quel riconoscimento a cui tanto aneli.
Tristissimo
ciao
Ale
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