martedì, novembre 14, 2006

proud to be

Il World Gay Pride a Gerusalemme si doveva tenere in agosto, a conclusione di una settimana che ha visto dibattiti su genere e Mishna, seminari sull’inclusione della minoranza GLBT nella vita religiosa, readings di poesia gay in ebraico, il concerto dei Balkan Beat Box e così via (programma completo qui).
Poi è scoppiata la guerra e si è finito per rinviare il corteo a novembre. È andata come sappiamo: il timore di attentati terroristi era alto. Ma questa volta la polizia ha protetto i diritti dei gay anziché minacciarli, il che non mi sembra un cattivo risultato per un Paese del Medio Oriente.
Mano a mano che la data della parata si avvicinava, una minoranza di individui buffamente vestiti e simpatizzanti del regime antisemita iraniano ha montato un certo casino (con tanto di minacce di morte ai sionisti) questa volta non contro Israele, ma contro il diritto dei gay a tenere la annuale sfilata. Il tutto in nome dei valori religiosi, che i gay metterebbero a rischio, non si capisce bene perché. Alti esponenti delle varianti integraliste del cristianesimo come dell’Islam hanno cercato di fare pressione sul governo di Israele perché la manifestazione fosse annullata.
In sintesi: il Gay Pride ha motivato intolleranti e fondamentalisti di ogni risma -peraltro in costante in conflitto tra loro- prima ad unirsi e poi a mostrare al mondo intero che non sono nemmeno capaci di fermare un gruppo di froci.
Siamo abituati ad immaginare una Tel Aviv laica e spensierata, contrapposta ad una Gerusalemme devota e castigata. Siccome gay e lesbiche vivono anche nelle località devote e castigate, è positivo che i GLBT gerosolimitani si siano sentiti meno soli, quest’anno. Ma davvero straordinari sono stati gli interventi di cittadini di Gerusalemme (giornalisti, ma non solo) sulla stampa israeliana, in questi giorni. Quando imparerò a maneggiare meglio questo coso che si chiama blog prometto rassegne stampa più esaurienti.
Intanto beccatevi questi, tutti da Yediot Aharonot:
Avram Hein: "Sono etero, sposato, religioso, di destra. Marcerò a fianco dei gay perché Dio mi ordina di amare ogni creatura".
Laura Goldman: "Occorre dichiarare lo stato di emergenza e la polizia deve circondare i quartieri degli haredim. Per tenerceli dentro".
Gil Naveh. "È l’anniversario della Kristallnacht. I miei nonni sono arrivati qui dalla Germania perché qui non sarebbero stati più perseguitati. Sfilerò perché nessuno deve essere perseguitato, a Gerusalemme: nemmeno i tifosi di calcio (che fanno casino ogni Shabbat)".
C’è davvero molto di cui essere fieri nell’essere sionisti.



Nelel foto: immagini del World Gay Pride

Nessun commento: