martedì, gennaio 02, 2007

lo stato delle cose

Vorrei tranquillizzare rav Laras: la post-moderna Associazione per l’Ebraismo Progressivo non è (più?) un concorrente temibile per l'Ebraismo ortodosso milanese. Prima di tutto non è una alternativa all’ortodossia. Da quelle parti, infatti, in materia di halakhà ci si sta incamminando verso la rigida osservanza dei precetti; scelte che si vanno ad aggiungere ad una qualità dei rapporti interni, diciamo, piuttosto caratteristica (“non ti rendi conto che hai offesa X facendoti accettare da quel collegio rabbinico e poi bisogna vedere se ti hanno accettato”) e ad una conduzione non propriamente democratica.
Non si capisce perché si dovrebbe frequentare una havurà che si dice progressiva e poi si reca a chiudere Kippur nei templi ortodossi con uomini e donne separate. Infatti non c’è (più) molta gente che frequenta questa Associazione, dove non si è mai voluto condurre una ricerca seria sulle motivazioni per cui la gente si iscrive e/o (magari non) rinnova l’iscrizione. Ma a naso i numeri non sono incoraggianti. Due anni fa frequentavo quei lidi, e c’erano un paio di centinaia di iscritti; attualmente, stando all’articolo di Jesurum, la sinagoga è frequentata da un centinaio di fedeli, di cui non si sa quanti siano gli iscritti. Manca non solo la capacità di attrarre nuovi soci, ma anche la motivazione a rimanere. Dei sette fondatori, solo due frequentano ancora la sinagoga. Dentro la quale si usano ancora i siddurim e machazorim scritti dal sottoscritto e da mia moglie, cui ovviamente dalla predetta Associazione non giungono nemmeno due righe di ringraziamento. A proposito di etica.

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