lunedì, febbraio 05, 2007

assimilazioni

Se esiste una pietra angolare dell'ideologia fascista, questa è la contrapposizione tra comunità e società. La comunità è calda, la società è fredda. La comunità è il luogo delle persone, la società il luogo degli individui. La comunità è il regno della qualità, la società è il dominio della quantità. Nella comunità le persone hanno radici e legami, nella società gli individui sono soli. La comunità è il luogo dell'essere, la società il dominio dell'avere. La comunità è naturale, la società è artificiale. La comunità è origine, passato. La società è assenza di storia e di radici. La attuale società si è potuta affermare, con gli strumenti (va da sé) del dominio e della violenza, soppiantando le comunità calde e protettive e (va da sé) umili povere e indifese. E siccome il nemico dei fascisti resta sempre la Perfida Albione, la società rappresenta il trionfo del liberismo, ovvero dell'imperialismo britannico e americano.
Pochi mesi fa, come è noto, un gruppo di integralisti ebrei si sono presentati al convegno negazionista di Teheran. E la blog-palla antimperialista è andata in sollucchero: ecco i rabbini pacifisti, gli ebrei autentici, quelli vicini all'ebraismo delle origini e lontani dalla barbarie sionista-imperialista - che, ovviamente, li perseguita. E' paccottiglia antisemita come se ne vede molta - e dai risvolti psicanalitici fin troppo evidenti. I Neturei Karta proclamano di vivere un ebraismo fatto di divieti, che vieta addirittura l'autodifesa, e pertanto piacciono moltissimo a chi detesta gli ebrei, perché vi vede l'origine di tutti i divieti, le censure e le proibizioni. In una parola: perché identifica gli ebrei con il Potere (siamo o non siamo la religione della Legge contrapposta a quella dell'Amore?).
Se i Neture Karta piacciono molto agli antisemiti, a molti altri piacciono molto i haredim, gli integralisti ebrei. Non mi riferisco solo ai Chabad. Personalmente io apprezzo molto le loro opere di bene. Avvicinano all'Ebraismo gente che ne è finita lontana, svolgono un ammirevole opera di assistenza... Il problema per me è la concezione della storia ebraica che tutti gli haredim condividono. Secondo loro alle spalle di ogni ebreo c'è, giusto due o tre generazioni prima, una famiglia che era uscita dal ghetto ma continuava ad osservare tutto il sistema di mitzwot, la rete di divieti che regolava ogni aspetto della vita dell'ebreo osservante. Il compito di una comunità ebraica è supportare quegli ebrei che desiderano tornare allo stile di vita ebraico originario. E gli haredim, Chabad per primi, lo fanno in maniera eccellente.
Ma le cose non sono diverse tra gli ortodossi, perlomeno in quelle comunità strutturate secondo il modelllo dei cerchi concentrici. In questo modello al centro c'è un nucleo che osserva tutte le mitzwot, e che coincide, guarda caso, con il rabbino e altri addetti al culto o all'insegnamento. Immediatamente attorno a questo nucleo c'è la cerchio di chi frequenta la sinagoga e non osserva tutte le mitzwot. E poi la cerchia ancora più esterna di chi osserva niente o quasi niente, ma paga le quote di iscrizione, vale a dire lo stipendio del rabbino. Et voilà, abbiamo inventato il clero ebraico, che vive delle offerte dei fedeli e che, di fatto, fa da intermediario tra i fedeli e il Sacro. Né più né meno come il clero cattolico.
Chabad hanno le loro ragioni, e una buona dose di risorse, per proporre a tutti gli ebrei la pratica delle mitzwot. Gli ortodossi no, almeno in Italia. Ma in comune le due correnti hanno questa raffigurazione immaginaria di uno stile di vita autenticamente ebraico -uno ed uno solo- accaduto da qualche parte nel passato -inutile chiedere date- il quale rischia di andare perduto in seguito all'Emancipazione ma si può salvare con gli stessi strumenti con cui si salva ogni Tradizione.
Tutti dovremmo sapere che la Torà inizia con la lettera Bet perché ispirarsi a quello che sta prima, come a quello che sta sopra o a quello che sta sotto, può a volte essere una buona idea ma in ambito ebraico va maneggiata con cura. E magari nei prossimi giorni tornerò sulle trappole in cui cade chi coltiva questa fantasia di un tempo in cui gli ebrei erano tutti pietà, devozione ed osservanza. Per ora notiamo che Chabad, ortodossi ed antisemiti condividono la stessa nostalgia e, probabilmente, anche i sentimenti di ammirazione, per degli ebrei che piace immaginare incontaminati e, guardacaso, sconfitti. E se non è assimilazione questa...


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