giovedì, marzo 08, 2007

linearità

Dunque: la dottrina ebraica ortodossa insegna che è ebreo chi è figlio di madre ebrea. Non è sempre andata così; fino alla caduta del Tempio l'appartenenza al popolo ebraico si trasmetteva per parte di padre (numerosi eroi biblici sposano donne non ebree) e questa è ancora la regola in vari gruppi ebraici (Karaiti, Samaritani...) oltre che in alcune comunità orientali, dove si pensa che se una donna è tanto pazza da sposare un ebreo e farci dei figli, questo significa che è ebrea.
Dove è stata strettamente applicata (Polonia, Lituania...), la regola della matrilinearità ha significato, oltre che una autorità della donna ebrea sconosciuta nei contesti maggioritari (ma limitata al campo familiare), l'esclusione dal popolo ebraico di chi si sposava "fuori dalla tribù".
In Italia, fino agli anni Novanta, la pratica del ghiur katan, la conversione dei minori (figli di padre ebreo e madre non ebrea) era pratica ortodossa abbastanza diffusa, che tra l'altro ha consentito di salvare l'unità in diverse famiglie. Prima o poi bisognerà capire bene perché i rabbini ortodossi hanno deciso di interrompere con questa pratica; sta di fatto che l'Ebraismo progressivo è nato in Italia proprio per assicurare ai figli di padre ebreo la possibilità di ricevere quella educazione ebraica che gli ortodossi andavano negando.
Questo perché gli ebrei progressivi sostengono che è ebreo chi ha uno dei due genitori ebrei. E' interessante come le varie componenti sono giunte a questa conclusione. I Reform americani, per esempio, nel 1983 hanno preso atto che la crescita dei matrimoni misti è una situazione del tutto nuova. Per i Ricostruzionisti, che si definiscono ambi-lineari, la questione rimanda alla parità tra uomini e donne. Per i Liberal inglesi il riconoscimento dello status di ebreo ai figli di padre ebreo è legato all'impegno a assicurare una educazione ebraica.
La svolta verso il riconoscimento del princìpio "istituzionale" della patrilinearità è avvenuta negli anni Ottanta. Ciò significa che già adesso c'è una generazione di ebrei che per gli ortodossi non sono tali. Ciò dovrebbe bastare a rendere ridicolo qualsiasi tentativo di "farsi riconoscere ebrei" dagli ortodossi, che peraltro non sono così convinti dell'opportunità di riconoscere chicchessia. Peccato che non tutti se ne siano resi conto.
I Liberal infatti non esauriscono lo spettro dell'Ebraismo progressivo in Europa. Gran parte delle Congregazioni Reform europee, e tutte quelle britanniche, si attengono ancora al principio della trasmissione matrilineare e richiedono ai figli di padre ebreo una cerimonia di conversione, come fanno molti Massorti. Una cosa simbolica, "leggera", ma pur sempre il segnale di un cambiamento di status.
L'attaccamento al principio di matrilinearità non è esattamente un punto di forza, come dimostra la vicenda di Beit Klal Yisrael, una congregazione londinese che è passata dal movimento Reform a quello Liberal. Nell'ultimo numero di Liberal Judaism Today, la rivista dei liberal inglesi, quelli di Beit Klal Yisrael hanno pubblicato un articolo che è tutto da leggere. Lo ho trascritto qui. Le seguenti righe sono da imparare a memoria:
We want to open a debate that does not see us as anomalous beings, to be corrected by institutional means. We are also seeking a response to our struggle that does not ask us to put aside our non-Jewishness as the price of belonging.
Ancora una volta torna il tema dell'identità ebraica. L'Ebraismo ha davvero bisogno di custodi dei propri confini, istituzionalmente definiti? O piuttosto non bisognerebbe ri-interpretare il nostro patrimonio di valori e di testi? Lo stesso princìpio di matrilinearità a ben guardare è la negazione stessa di "(cog)nome ebraico" -visto che in Occidente il nome della famiglia si trasmette per via patrilineare. Contro le ricorrenti tentazioni di istituire un ordine patriarcale, non si devono far valere i princìpi dell'Ebraismo, primo fra tutti il messaggio di liberazione dell'Esodo dall'Egitto?

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