sulla sponda del fiume
C'è quel vecchio modo di dire: siediti sulla sponda del fiume, vedrai passare il cadavere del tuo nemico.
In questo momento, io sono seduto sulla sponda del fiume, e qualcosa sta passando davanti ai miei occhi. Qualcuno dice che siano i cadaveri dei miei nemici. Ma io non ho nemici, solo persone che non mi sono ancora diventate amiche. E' un princìpio che ho imparato molto tempo fa, quando ero militante del Partito Radicale: io e il mio avversario possiamo fare tante cose insieme, con beneficio di ambedue, invece di entrare nella logica dell'annientamento reciproco, che danneggia tutti.
Il trucco per costruire (anche assieme agli avversari), come credo di aver fatto con qualche risultato in questa avventura che si chiama Ebraismo progressivo in Italia, è quello di distinguere sempre le persone dai princìpi.
Per fare un solo esempio: le ambizioni personali di Tizia o Caio non sono mai state un problema. Il vero problema è che va seguito il princìpio secondo cui gli incarichi si affidano tenendo conto del merito, della preparazione e della capacità - non sulla base di simpatie e paturnie. Per cui, come dicevo, sono qua: sulla sponda del fiume. Con una certa dose di capacità e preparazione, riconosciute in sedi adeguate. Qualcuno altro dice che quel che passa è un cadavere solo o, per essere più esatti, qualcosa che dovrà essere rianimato, per tornare ad essere una sinagoga liberale. E mi fa sapere di avere una gran voglia di rianimarlo. Auguri, buon lavoro. Ricordatevi di distinguere sempre le persone dai princìpi. Io sono soddisfatto del percorso compiuto finora e guardo avanti.
Di quel che passa, francamente, non mi importa poi tanto: non è nemmeno così gratificante scoprire di aver avuto ragione, perché era davvero facile immaginare in anticipo lo scivolamento verso posizioni sempre più retrive, la diffamazione di chi chiede regole democratiche, la competizione a chi è più ebreo (=ortodosso) e di conseguenza l'isolamento rispetto all'Ebraismo progressivo nel suo complesso.
Più che ciò che mi sta passando davanti, mi importa cosa c'è dall'altra parte del fiume: una realtà ebraica progressiva stabile e vitale, senza complessi di inferiorità nei confronti degli ortodossi. Si potrà stabilire anche in Italia, da questa parte del fiume? E chi lo sa. Per ora, giunto a questo punto dell'avventura, è venuto per me il momento di tuffarsi.
In questo momento, io sono seduto sulla sponda del fiume, e qualcosa sta passando davanti ai miei occhi. Qualcuno dice che siano i cadaveri dei miei nemici. Ma io non ho nemici, solo persone che non mi sono ancora diventate amiche. E' un princìpio che ho imparato molto tempo fa, quando ero militante del Partito Radicale: io e il mio avversario possiamo fare tante cose insieme, con beneficio di ambedue, invece di entrare nella logica dell'annientamento reciproco, che danneggia tutti.
Il trucco per costruire (anche assieme agli avversari), come credo di aver fatto con qualche risultato in questa avventura che si chiama Ebraismo progressivo in Italia, è quello di distinguere sempre le persone dai princìpi.
Per fare un solo esempio: le ambizioni personali di Tizia o Caio non sono mai state un problema. Il vero problema è che va seguito il princìpio secondo cui gli incarichi si affidano tenendo conto del merito, della preparazione e della capacità - non sulla base di simpatie e paturnie. Per cui, come dicevo, sono qua: sulla sponda del fiume. Con una certa dose di capacità e preparazione, riconosciute in sedi adeguate. Qualcuno altro dice che quel che passa è un cadavere solo o, per essere più esatti, qualcosa che dovrà essere rianimato, per tornare ad essere una sinagoga liberale. E mi fa sapere di avere una gran voglia di rianimarlo. Auguri, buon lavoro. Ricordatevi di distinguere sempre le persone dai princìpi. Io sono soddisfatto del percorso compiuto finora e guardo avanti.
Di quel che passa, francamente, non mi importa poi tanto: non è nemmeno così gratificante scoprire di aver avuto ragione, perché era davvero facile immaginare in anticipo lo scivolamento verso posizioni sempre più retrive, la diffamazione di chi chiede regole democratiche, la competizione a chi è più ebreo (=ortodosso) e di conseguenza l'isolamento rispetto all'Ebraismo progressivo nel suo complesso.
Più che ciò che mi sta passando davanti, mi importa cosa c'è dall'altra parte del fiume: una realtà ebraica progressiva stabile e vitale, senza complessi di inferiorità nei confronti degli ortodossi. Si potrà stabilire anche in Italia, da questa parte del fiume? E chi lo sa. Per ora, giunto a questo punto dell'avventura, è venuto per me il momento di tuffarsi.
Nessun commento:
Posta un commento