mercoledì, aprile 18, 2007

a proposito di memoria


E' saltato fuori un vecchio videotape - l'amico ha registrato il nonno, che gli raccontava. trascrivo il racconto. Voi immaginatevi l'accento toscano.

S'era lì, c'erano le leggi, quelle del trentotto. Ma s'andava a giocare a carte, tutte le sere, o anche dopo pranzo. s'andava un po' tutti, e si mettevano i soldi per una cena. Chi perdeva metteva i soldi per la cena. S'andava tutti, anche socialisti, comunisti... Finché viene la data per la cena, s'andò alla cena e eravamo in pochi. Ma pochi. Sicché si fece la cena, ma in pochi; e mi si disse, lo sai che il Lodolotti [nome fittizio], uno di quelli che doveva venire alla cena, che aveva messo i soldi, insomma uno di quelli che perdeva è andato al Fascio e gli ha detto: quelli fanno una cena, comunisti socialisti, repubblicani, insieme agli ebrei per parlare male del duce?
E la mattina dopo mi vennero a chiamare. Cardoso [nome fittizio] c'è l'Arduinazzi [nome fittizio], il federale, ti deve parlare, sei convocato all'ora tale alla casa del fascio. La mi' moglie la diceva: "quel mamzer!" Io vado, alla casa del fascio che stava lì, dove adesso c'è [...] E l'ufficio dell'Arduinazzi stava 'n cima alle scale. E io faccio le scale e ti vedo tutti i fascisti, con le braghe nere e lamano alzata e per ogni scalino ce ne erano due uno d'un canto e l'altro all'altro canto. E io pensavo, adesso me picchiano. E invece niente. Entro nell'ufficio dell'Arduinazzi, che appena mi vede, dice: "Allora Cardoso, che hai fatto ieri sera?"
E io dissi: "Arduinazzi, voi mi conoscete, voi sapete che persona sono. Se ho qualcosa da dire, io La vengo a cercare".
Lui mi guardò, mi diede una mano sulla spalla e mi disse.: "Vai, Cardozo, vai". E io feci di nuovo le scale, che di novo con la paura che me picchiavano, questi fascisti, un paro per ogni gradino, tutti co 'i braccio alzato. E invece niente.
Passata la guerra, dopo la Liberazione, io una mattina ti vedo il Lodolotti. Eravamo al bar, quello che c'è giù [...]. "O Cardoso, come va ? come è andata ?" Ci ho messo la mano sulla spalla, e poi l'altra mano sull'altra spalla, ce lo ho sollevato e ci ho picchiato forte, forte, che ci hanno dovuto dividere. E il Lodolotti scappò, la, per la via che c'è la farmacia. E io dietro, e lo presi e ci diedi ancora, e venne il farmacista a dividerci, e lui di nuovo a correre, che ormai era pure un poco cionco, ma io a prenderlo di nuovo e ci diedi di novo.
La mattina dopo, sono lì che sto aprendo il banco e ti vedo un bimbetto che piange. E piange.
Oh chi l'è? E l'è il figlio del Lodolotti, il lodolottino. E lo porto a un bar, e gli faccio avere una cioccolata, e gli dico "I che c'hai?" "E' il mi babbo che è in letto, più morto che vivo, e ha già le valigie pronte e vole andare via. E lei non sa, anche il Lodolotti ha famiglia, ci doveva dare da mangiare".
"Figliolo -gli dico- ma no che il tu babbo non deve andare via. Solo -e ci dissi chiaro, che sentissero all'intorno- il tu babbo quando mi vede deve cambiare strada. Miha deve andare via. Ma solo cambiare strada quando mi vede".
Ma poi il Lodolotti cambiò paese. Fece le valigie. Se n'andò. Io 'un ci diedi più.

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