te lo do io il Messia
mixed moltitudes scrive, piuttosto irritato, a proposito di una incursione di emissari Chabad nel suo ufficio. Prima o poi qualcuno mi busserà alla porta per chiedermi se ho fatto il mikwe, dice. Come dargli torto. Sul successo di Chabad sono stati versati i proverbiali fiumi di inchostro (e di byte): e chi ha scorso questo blog sa come la penso su di loro - i messianisti mi ispirano diffidenza persino quando hanno il culto di Che Guevara, figurarsi se mi possono stare simpatici quelli col culto di Schneerson. Come la stragrande maggioranza degli ebrei, metto i tefillin quando e come ne ho voglia io (e/o la mia tradizione) e non in mezzo ad una strada e soprattutto assieme a mia moglie.
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Sul bisogno di segni esteriori ci sarebbe da fare un lungo discorso. Come pure, in generale, sul bisogno di identità. Certo Chabad sanno cogliere questa domanda (in senso commerciale) e cercano di farla incontrare con la loro offerta. E le comunità liberali hanno poco da offrire a chi va in cerca di appartenenze esibite, di norme e statuti dettati direttamente da Dio. A proposito, bella questa riflessione di Mordechai Kaplan: la concezione tradizionale della rivelazione è immorale perché è incompatibile con i valori ebraici di uguaglianza e di tolleranza.
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