che male vuoi che faccia
Provo un certo fastidio nei confronti degli eccessi di fervore. Di per sé non è la fede religiosa che mi innervosisce, ma l'ostentazione. Sono convinto che il rapporto con Dio (per chi crede) o con la tradizione ebraica (che è più o meno quello che di solito si cerca in una sinagoga, perlomeno in Europa) sia qualcosa di personale, forse addirittura di intimo. Nessuno di noi ebrei europei, secondo me, è realmente convinto che il Signore ci ha fatti uscire dall'Egitto, anche se tutti quanti sentiamo di discendere da un popolo che è stato schiavo.
Il fervore di quelli che si piegano fino a terra ogni volta che si sente dire baruch mi sembra una rinuncia a questa dimensione privata dell'identità, in cui è permesso il dubbio. Anzi, in cui essere scettici è una buona abitudine, non un peccato. La nostra religione ha un linguaggio meraviglioso (fatto anche di gesti e di parole) per esprimere sostegno nei momenti importanti della vita, incluso il lutto. Ma lo stesso linguaggio è rispettoso della dimensione individuale, non richiede che i sentimenti vengano buttati nell'arena pubblica.
Stamattina ho letto un passo delle Tosafot al Trattato Berachot del Talmud, che mi ha fatto riflettere. Durante l'Amidà si usa inchinarsi solo in un paio di benedizioni (su diciotto che sono). Naturalmente è riportata la discussione e mi è capitato di leggere una frase che ho sentito decine di volte: Ma che male vuoi che faccia - se uno si inchina anche durante le altre benedizioni. L'argomentazione sottintesa è che la spontanietà non va fermata e che insomma così fanno i devoti (all'epoca del Talmud la categoria del vero ebreo era ancora da inventare, più o meno come tutta l'ortodossia) e la devozione è una cosa bella. Seguono due risposte: la prima è che è del tutto superfluo aggiungere nuove regole e pratiche quando se ne è già stabilita una - ed equivale a ricordare che la tefilà è sempre pubblica, e il comportamento di uno potrebbe diventare la regola per molti.
La seconda risposta mi piace ancora di più. Inchinarsi di frequente, oltre quei momenti stabiliti, ha l'effetto di umiliare coloro che non riescono a pregare con lo stesso fervore. Uno dei più grandi insegnamenti dell'Ebraismo è il principio del rispetto per la dignità di tutti gli esseri umani; atei inclusi, ovviamente.
Il fervore di quelli che si piegano fino a terra ogni volta che si sente dire baruch mi sembra una rinuncia a questa dimensione privata dell'identità, in cui è permesso il dubbio. Anzi, in cui essere scettici è una buona abitudine, non un peccato. La nostra religione ha un linguaggio meraviglioso (fatto anche di gesti e di parole) per esprimere sostegno nei momenti importanti della vita, incluso il lutto. Ma lo stesso linguaggio è rispettoso della dimensione individuale, non richiede che i sentimenti vengano buttati nell'arena pubblica.
Stamattina ho letto un passo delle Tosafot al Trattato Berachot del Talmud, che mi ha fatto riflettere. Durante l'Amidà si usa inchinarsi solo in un paio di benedizioni (su diciotto che sono). Naturalmente è riportata la discussione e mi è capitato di leggere una frase che ho sentito decine di volte: Ma che male vuoi che faccia - se uno si inchina anche durante le altre benedizioni. L'argomentazione sottintesa è che la spontanietà non va fermata e che insomma così fanno i devoti (all'epoca del Talmud la categoria del vero ebreo era ancora da inventare, più o meno come tutta l'ortodossia) e la devozione è una cosa bella. Seguono due risposte: la prima è che è del tutto superfluo aggiungere nuove regole e pratiche quando se ne è già stabilita una - ed equivale a ricordare che la tefilà è sempre pubblica, e il comportamento di uno potrebbe diventare la regola per molti.
La seconda risposta mi piace ancora di più. Inchinarsi di frequente, oltre quei momenti stabiliti, ha l'effetto di umiliare coloro che non riescono a pregare con lo stesso fervore. Uno dei più grandi insegnamenti dell'Ebraismo è il principio del rispetto per la dignità di tutti gli esseri umani; atei inclusi, ovviamente.
3 commenti:
Di tanto in tanto entro nel tuo spazio per leggerti. Ormai non ricordo più con quale gioco di link sono finita qui, ma mi piace molto come scrivi. Ho apprezzato questo tuo post in particolare, e già che stavo qui ho voluto fartelo sapere :-)
Tanto ci sono anch'io: leggo il commento che mi precede e sottoscrivo in pieno. Pure io ti leggo sempre e ti apprezzo. Era un po' che volevo dirtelo ma la pigrizia è sempre incombente. Tanti auguri per tutte le tue cose.
Anch'io leggo sempre, eh
ciao Nahum, il tuo blog è proprio bello
Ale
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