venerdì, agosto 03, 2007

culturalshock3

Se io fossi rimasto in Italia non perderei l'occasione di farmi raccontare da un italiano che vive all'estero come vanno le cose in Francia, Mozambico, Russia o persino San Marino. Invece ricevo dall'Italia un sacco di lezioni e conferenze su come vanno realmente le cose nel Paese in cui abito - e di cui sono cittadino. Buona parte di queste lezioni provengono da gente che ha il famoso amico ebreo, altre vengono da chi si è molto documentato sui crimini del sionismo - e poco sulla storia del movimento operaio. Capita davvero di leggere iscritti ai Comunisti italiani che chiedono "Ma cosa avrebbe fatto di importante Enzo Sereni?" tanto è viscerale il desiderio di sputare fiele su qualsiasi cosa esista di ebraico (ooops: di sionista).
La cosa più deprimente è che questa gente si definisce di sinistra. Ma vediamo di essere ottimisti: l'esistenza di uno Stato ebraico che si chiama Israele è considerata irreversibile persino dai fascisti (che non ne sono entusiasti, ma nessuno chiede il loro amore), forse persino i comunisti, un domani, potranno cambiare idea. E' che quel giorno sembra davvero lontano. E oggi c'è lo spettacolo deprimente di quel vuoto pneumatico di cultura, riempito da un amore acritico per l'esotico, ovvero per quella narrativa palestinese, secondo la quale questo è stato il Paese con i mulini tutti bianchi , poi sono arrivati da un altro pianeta i mostri sionisti, che con la loro potenza nei media hanno distrutto l'idilio. Fino alla prossima, ventura, resurrezione.

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