domenica, agosto 19, 2007

senti tu

Era da un po' che non si facevano vivi. I saputelli che -senza aver messo piede qui una sola volta- sono pronti a dare lezioni sulle cose di cui mi dovrei occupare (Ebraismo) e quelle che dovrei evitare (Israele). Come e quando distinguere le due questioni, resta un mistero; fioccano raccomandazioni dal sapore paternalistico, inviti a mantenere un punto di vista distaccato e neutrale anche se (bontà loro) le condizioni ambientali eccetera - "quel che ti sembra uno stronzo antisemita visto da lì, se vieni qui capisci che è una brava persona
Vorrei spiegare a questi signori che SE il nazionalismo palestinese, in qualsiasi forma, la avesse avuta vinta nel 1948 e anni seguenti, non ci sarebbe la casa in cui abito, la sinagoga in cui mi reco per le selichot e -assai probabilmente- il simpatico e correttissimo proprietario di questo appartamento starebbe facendo la fame in qualche ghetto. E anche se c'è qualcosa di pornografico nell'esibizione della sofferenza, guardatevi questa foto.


Sono i cittadini ebrei di Gerusalemme, che ne vengono espulsi nel maggio 1948, dal pacifico (e per niente antisemita) esercito giordano, che non c'entrava nulla con Muhammed Amin al-Husseini ma era ugualmente pericoloso. Il numero degli ebrei massacrati dalla soldataglia araba nei mesi precedenti la dichiarazione di indipendenza di Israele supera il migliaio (più di 900 già prima che il primo villaggio arabo venisse conquistato).

Questa roba, per me, non ha niente a che fare con la pace. A qualcuno fa paura (nientemeno) il ritratto dell'arabo iroso che se ne sta alle porte della città biascicando insulti contro tutto ciò he lui reputa ebraico; a me fa enormemente più paura che si voglia chiamare "pace" l'espulsione degli ebrei da Gerusalemme e il trasferimento della capitale del popolo ebraico sotto una qualche forma di sovranità internazionale - con i meravigliosi risultati che si sono visti a Sarajevo. Gli israeliani hanno il diritto di trattare con chi cavolo vogliono (come hanno trattato, con generali argentini e razzisti sudafricani, il tutto per salvare la pelle ad altri ebrei); quindi, per me, noi israeliani possiamo trattare, se serve, anche con Hamas o con Abu Mazen - un signore che meno di trenta anni fa si è addottorato con una tesi negazionista. Però mi fa semplicemente ridere la sinistra italiana, che urla alla violazione della Memoria ogni volta che Gianfranco Fini si avvicina al governo (e pure io non lo considero certo una cosa molto simpatica, sono nipote di partigiani) mentre passa sotto silenzio la predetta tesi di dottorato.

Vorrei, ripeto, raccontare tante cose. Ma lascio perdere. Sono impegnato a vivere, non ho tempo per spiegare cosa è la vita (e che in realtà noi ebrei siamo buoni e noi israeliani vogliamo la pace e non mangiamo i bambini arabi eccetera eccetera eccetera). Spiegazioni che, per qualche ragione che affonda le radici nella Seconda guerra mondiale, non vengono mai credute. Perché in questa parte del mondo abitano i cattivi.

N.B. Per gli interessati alle vicende recenti degli ebrei nei Paesi arabi, questo è un buon punto di partenza. Sono notizie che nella stampa italiana non si trovano. Per favore, nel prossimo commento, provate a spiegarmi perché.

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