lunedì, novembre 19, 2007

trenta anni fa

Il direttore d'orchestra non aveva lo spartito e dovette trascriverne le note ascoltando l'inno egiziano da una radio militare. Avevano avuto a disposizione solo una notte per impararlo. La porta dell'aereo fece fatica ad aprirsi. E per interminabili minuti non ne uscì nessuno, fino a quando comparve il suo sorriso. E il naso "semita" - come commentavano stizziti giornali inglesi, increduli che la pace fosse ottenuta dal fascista Begin.
A imperitura memoria delle piccinerie italiche bisogna pur ricordare che il giorno dell'elezione di Menachem Begin, Repubblica (sai che novità) pubblicò una vignetta infame, in cui simboli ebraici e nazisti venivano mischiato dal solito Forattini.
Comunque adesso c'era quell'uomo alto e magro, che percorreva il tappeto rosso all'aereoporto di Tel Aviv, smmerso da una selva di flash dei fotografi. "Poteva venire prima" commentò stizzita Golda Meir voltandosi verso Rabin. Di cui non conosciamo la risposta.
Begin faceva gli onori di casa. Presentò l'ospite a Ariel Sharon. "Eccoti qua", rise Sadat "la prossima volta che attraversi il mio Canale ..." "Non succederà. Adesso mi hanno messo in ufficio, faccio il ministro dell'agricoltura. Benvenuto in Israele, presidente".
Quando fu di fronte a Golda Meir disse: "Era tanto che volevo parlarle, signora". "Beh, siamo qua" rispose Golda "Shalom".


1 commento:

ariela fajrajzen ha detto...

Ed io ho pianto di nuovo di commozione alle chadashot, come trent'anni fa. Solo che allora avevo molta più speranza di oggi.