mercoledì, dicembre 19, 2007

Hillel

I haredim che vivono in Israele definiscono il loro mondo, oylem, il mondo (appunto) per ecellenza; e uno può mica uscire dal mondo così come esce di casa. Non è il paradiso descritto da Haim Potok, che comunque non era haredi. E non è nemmeno l'inferno descritto in alcuni film di Amos Gitai, che io ho trovato piuttosto morbosi. Orientati a soddisfare i gusti di un pubblico che associa spesso gli ebrei alla perversione o alla repressione sessuale - comunque a comportamenti patologici.
Quello dei haredim è un mondo in cui le decisioni più importanti sono già prese, in cui una cosa è bene per te perché è bene per te perché lo dice qualcun altro. Si studia mantenendosi all'interno del proprio mondo, si studia roba perfettamente inutile all'inserimento nel mondo del lavoro, ci si sposa appena terminati gli studi, o appena prima, e i figli (molti figli) arrivano subito dopo il matrimonio e sono la ragione per la quale lasciare quel mondo è impresa ardua. E ovviamente ci si sposa con persone che -in pratica- non hai mai visto prima. Non credo sia giusto definire "tradizionale" questo stile di vita perché, nei fatti, si è diffuso negli anni Cinquanta come reazione alla catastrofe della Shoah. E la stessa ideologia del mondo haredi codificata dal Hatam Sofer, è più recente dell'Ebraismo Reform - anzi, la ultra ortodossia è nata proprio per opposizione all'Ebraismo "tedesco" (Reform o neo-ortodosso). E le rare volte che quei rabbini fanno dichiarazioni pubbliche, noi Reform siamo il loro principale bersaglio polemico.
A qualcuno un mondo del genere può anche andare bene. C'è chi però cerca di uscirne, perché ad un certo punto preferisce decidere da solo cosa è bene per sé stesso (o per sé stessa) e la cosa non è facile, perché perdi gli amici e il contatto con la famiglia, che in quel tipo di adolescenza è, più o meno, tutto. Perdi pure l'esenzione dal servizio militare, e non è una cosa da poco.
Hillel è una organizzazione che cerca di aiutare chi la compie, una simile decisione. Io credo che aiutare Hillel sia un buon modo di combattere la povertà in Israele, perché è tramite Hillel che queste persone possono studiare, imparare un lavoro e magari continuare a pensare con la propria testa. Poi, vabbé, sarebbe bello capire cosa se ne pensa in Italia, di questa organizzazione. Ho il sospetto che anche i rabbini italiani, sedicenti modern-orthodox, non siano poi così entusiasti di offrire supporto a chi lascia uno stile di vita "tradizionale". Nei fatti, vedo mobilitzione e raccolte di fondi per organizzazioni che sono dirette da ultraortodossi.
Vabbé, ci tengo a precisare che non vorrei affatto che scomparissero. Ci sono giorni in cui nemmeno mi scompongo di fronte all'usuale ragionamento dei haredim di Gerusalemme. Il quale funziona così: "Perché dovrei fare il militare? Io ero qui prima che nascesse lo Stato di Israele, mio bisnonno non ha fatto il militare per i turchi, mio nonno non lo ha fatto per gli inglesi, perché dovrei farlo io per gli israeliani?" Un ragionamento del genere posso accettarlo, ripeto, in questa città; però non fuori da Gerusalemme, non da quei haredim che vivono, per esempio, a Bené Berak, e he devono la propria esistenza e sicurezza proprio a questo Stato.
No, non penso affatto ad una Gerusalemme senza haredim: fanno parte di questa città, tanto quanto me. Però quello che hanno sviluppato nell'ultimo mezzo secolo non è lo stile di vita adatto a una massa di persone - e negli USA lo stanno comprendendo anche loro. Per questo è una grande mitzwa aiutare chi vuole ad uscirne. Ci sarebbe poi la famosa storia di dare un pesce o insegnare a pescare, e decisamente quelli di Hillel insegnano a pescare. Date una occhiata al sito.

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