venerdì, dicembre 21, 2007

politica e sofferenza

Internet è il luogo in cui ogni imbecille crede di poter parlare con l'Universo. E in Internet uno trova un po' di tutto. Quando gli imbecilli si trovano tra loro producono frastuono. Il frastuono natalizio, da un po' di tempo, è piuttosto deprimente, dal momento che prende di mira Israele e gli ebrei in maniera, diciamo, miope. Il problema è che la produzione di frastuono finisce per seppellire delle banali evidenze. E quando ti capita di leggerle, queste banali evidenze, avresti il desiderio di salvarle, di metterle da qualche parte, di rileggerle quando il frastuono ti sovrasta e non riesci nemmeno a sentire la tua voce. Così è capitato a me. Nel corso di un dibattito informatico acceso ma civile (condotto via E mail) ho letto queste righe e ho deciso che vanno conservate. Lo so, sembrano banalità. Ma una cosa banale non necessariamente è falsa.

Yes, suffering is suffering is suffering. And suffering, like everything else, can be used to cover someone's biases or political agenda.
There are some 200 hundred countries in the world. In many of them, people are boiled (Uzbekistan, for example), tortured (well, Egypt, Syria, etc.), stoned (a number of Muslim countries), enslaved, etc.
In many of them children are child soldiers, sex slaves, traditional slaves, etc. When someone who is not a Palestinian is obsessed with Israel, accuses Jews of.... everything and ignores everything/everyone else, when someone who is not a Palestinian has "compassion" for Palestinians only, even though they (unlike all others) have extremely wealthy and powerful cousins (Saudis, etc.) responsible to a significant degree for the situation, this someone is usually an antisemite. It is always depressing to see antisemites.

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