martedì, marzo 25, 2008

ma anche

Finii la tesi di laurea in una estate degli anni Novanta e il calendario accademico era quel che era, così la dovetti discutere in novembre. Mi presi un po' di tempo e venni a fare un (altro) giro in Israele. Mi accompagnava l'idea di trovare "lo specifico ebraico", che peraltro mi aveva inseguito anche durante la tesi di laurea - esiste uno specifico ebraico nella storia degli ebrei? O è solo storia di vittime, nel mio caso dell'Inquisizione? Così ho passato un po' di tempo con gente che aveva chiarissime idee sulla distinzione tra occidentale ed ebraico e la democrazia, secondo loro, entrava a far parte della prima categoria. Avevo idee diverse, e ora le ho un po' approfondite, per esmepio credo che l'ebraismo abbia contribuito non poco al sorgere della democrazia e mi accompagno a persone convinte che ebraismo e modernità non siano due pianeti diversi.
Però voglio spiegare come mai ero finito in così strane compagnie. Era finito il mio servizio civile, che è andato come ho già raccontato, e mi ero imbattuto in un atteggiamento intllettuale molto comune, quello del Ma anche. La conversazione di solito inizia quando qualcuno ti pone domande su cosa fanno gli ebrei in una data cosa, poniamo il Sabato, tu rispondi con una spiegazione piuttosto cortese e l'interlocutore Ma anche noi cristiani, o i pigmei, o gli indigeni della Papuasia, fanno così. E il sottinteso è: perchè darvi tanta pena di distinguervi da noi, perché vi ostinate con il vostro bizzarro Sabato e non festeggiate la domenica come tutti? Poteva essere lo Shabbat, la circoncisione, il monoteismo, la cucina senza cibo lievitato dieci giorni all'anno, costruire la sukkah, digiunare a Kippur, era tutto un Ma anche.
Che poi non è mica limitato alla mia amara esperienza della gente che ho conosciuto durante il servizio civile: mi è capitato di raccontare come la penso sui matrimoni interconfessionali, per sentirmi dire che ma anche i sardi preferiscono sposarsi tra di loro. O di spiegare come funziona la carriera di rabbino e, per tutta risposta, mi è stato detto che ma anche i cattolici mandano i figli in seminario. Ci sarebbe la piccola differenza che un prete non è un modello per tutti, perché non ha una vita sessuale, al contrario delle persone comuni, ma questa evidentemente sfugge. Come sfugge il fatto che gli ebrei non hanno una Chiesa, con gerarchia e papa. L'episodio più impagabile è stato quando una vicina di casa ha suonato, dice lei per sbaglio (slikha), si è attardata a chiaccherare di figli con mia moglie, è dovuta correre a prendere della roba e ha chiesto a mia moglie di dare un occhio al bambino per dieci minuti. Ed è da allora che abbiamo delle ottime relazioni con questa signora e i suoi nipotini, relazioni fatte di slikha, di porte sempre aperte, di ebraico con diversi accenti (latino il nostro, irakeno il loro) e di bambini che si conoscono. Tu vai a raccontare queste roba a un amico via ICQ e quello ti commenta che ma anche i napoletani ed i portoricani.
Ecco, io di questo Ma anche, che ora come ora mi causa solo una lieve irritazione, ero davvero un po' stufo, perchè dietro c'era attaccato molto malanimo, molto "ma cosa rompete i coglioni a fare, non vi basta che vi abbiamo regalato uno Stato". Per questo ero finito a cercare qualcosa di autenticamente ebraico: mica lo ho trovato, ovviamente; però ho imparato molte cose, pure in quella compagnia bizzarra. E nel frattempo ho notato che tutti quelli che commentano il poco di ebraismo con cui vengono a conoscenza, con uno dei loro antropologici Ma anche non stanno affatto indicando un fondo di umanità comune che travalica tutte le differenze culturali, perché a un sardo, a un cinese, a un napoletano o a un portoricano non direbbero mai che Ma anche gli ebrei. Figurarsi a un palestinese.

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