giovedì, aprile 17, 2008

farsi riconoscere

Siamo in un ulpan (corso di lingua per immigrati) a Gerusalemme. Gli allievi sono circa una trentina, e sono un buon campione di olim, nuovi immigrati, da vari Paesi. Si va dal dentista francese, alla pensionata tedesca nata in Polonia, più un nutrito gruppo di JAP (Jewish American Princes, ragazze della alta borghesia ebraica americana) e un paio di ragazze del Bené Akiva inglese (il movimento sionista religioso). Insomma, il target è abbastanza medio-alto. C'è pure un avvocato giordano, che ha deciso che gli serve conoscere la lingua del vicino. Senonché c'è pure Davidde de Roma, che ha sui diciotto anni, che i genitori devono averlo spedito qui perché non riusciva a decidere che cosa fare dopo lo scientifico e che naturalmente (li abbiamo avuti tutti dicotto anni, no?) è sempre un po' stravolto. Ma soprattutto, con quella sciarpa della Lazio, è un po' più working class. E c'è un altra italiana, che mi ha raccontato questa storia. Trascrivo sotto sua dettatura, con qualche integrazione per chi è digiuno di ebraico.
Dunque, si fa conversazione in ebraico, e l'argomento è: se un tuo amico viene a casa tua e si porta via un libro e non te lo restituisce (le consecutive sono un po' il pallino degli insegnanti di ebraico, devo ancora capire il perché) tu cosa fai? Una del gruppo JAP si indaffara a spiegare che prova a farselo restituire con cortesia, e qui la cosa è già divertente perché l'ebraico non ha forme di cortesia paragonabili all'italiano, qui quando parli con qualcuno gli dai subito del tu. La pensionata tedesca cerca di riprodurre una telefonata, e mentre si incarta con i possessivi la prof decide di passare a Davidde. E io penso speriamo che non ci faccia fare figure, a noi italiani che in questo ulpan siamo solo in due e ci guardano come gente esotica, sono sempre lì a pensare che strani questi qua, pizza mandolino e kippah. Ma poi mi dico, ma non facciamo gli apprensivi, dài. E sento Davidde che inizia a spiegare che lui va a casa del suo amico e gli prende il cellulare (e penso Oddio, cosa sta dicendo?) poi mi porto a casa il suo cellulare, così sicuramente tempo una decina di minuti lui si accorge che gli manca qualcosa di importante (e in questo preciso momento ho sentito una onda telepatica alzarsi dal dentista che si chiedeva come me: Cosa sta dicendo?) così poi gli spiego che se vuole indietro il cellulare mi deve restituire il libro. Se però non mi chiama e non se ne accorge (e io qui ho pensato: adesso che cosa dice?) io vado a vendere il cellulare che se è un buon modello magari ci guadagno anche. E io qua ho sentito un mugolio di orrore levarsi dal banco delle JAP: che mi son state così antipatiche che mi è venuto voglia di farmi prestare il cellulare da un paio di loro così, sul momento.

1 commento:

Spiccato ha detto...

LOL
un mito, il Davidddde
A