sabato, aprile 12, 2008

uomini e carote

Il mio post di ieri sull'antisemitismo di sinistra ha suscitato commenti e, mi hanno detto, pure un certo dibattito in rete. Bene, grazie. Credo di dovere però un paio di spiegazioni.
Come ho scritto rispondendo ad Ale (nota: il post è nato da una nostra tempestosa discussione di qualche anno fa), a me non interessa certo accordarmi a coloro che considerano l'Illuminismo la radice di tutti i totalitarismi, credo sia una fesseria pensarla in questi termini. Ma, detto questo, si potrebbe fare un lungo elenco di pensatori dell'Illuminismo francese o anche italiano che erano schiettamente antisemiti, ovvero pensavano che il mondo sarebbe stato un gran bel posto se non ci fossero più stati gli ebrei, che con i loro loschi traffici turlupinavano la povera gente e seguivano un barbaro culto - uno di questi illuministi era, tanto per fare un esempio, il modenese Lodovico Ricci, ma come si fa a non citare Voltaire in questo caso? Avranno anche avuto intenzioni lodevolissime ma sta di fatto che hanno preparato la strada a qualcosa che tanto lodevole non è.
Ci sono poi le solite argomentazioni di quelli che, inserendosi in quella tradizione antisemita nata con l'Illuminismo, pretendono di venire a spiegare a me che gli ebrei non sarebbero un popolo. Cioé io vengo da te e ti dico come ti devi sentire tu: il che è colonialismo, in parole povere. Ma interessanti, e anzi vagamente inquietanti, sono le ragioni addotte per basare questo ragionamento colonialista: gli ebrei non sarebbero un popolo perché non hanno una patria, una terra, perché a loro manca quel legame organico di sangue e suolo che crea i popoli e dà legittimità alle loro rivendicazioni.
Questa roba, è bene dirlo, non c'entra un fico secco con l'Illuminismo e puzza di razzismo da lontano centotre kilometri: secondo questa linea di pensiero gli esseri umani avrebbero delle radici nel suolo, esattamente come le carote. I diritti non appartengono agli individui ma ai popoli e gli ebrei avrebbero perso il diritto di definirsi popolo quando hanno perso il loro radicamento territoriale. Cioé all'epoca in cui non hanno riconosciuto Gesù, e Dio per punizione li ha dispersi assoggettandoli all'Impero Romano. Una linea di pensiero molto antica, che inizia più o meno con Agostino, ma che è difficile definire illuminata. Meno che meno ci si riesce a trovare dentro alcunché di progressivo o di sinistra.
Ma questa robaccia, lo sappiamo bene, in Italia si presenta a sinistra come difesa dei diritti del popolo palestinese, che sarebbe composto di poveri contadini legati al loro suolo e aggrediti dal capitalismo urbano e speculatore. Ed è una frode.

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