venerdì, dicembre 08, 2006

dicono di noi (2)


Don Giovanni Bosco era un tizio con le idee chiare. Ecco come la pensava sugli ebrei. “Siccome il Deicidio fu il delitto più enorme che siasi mai commesso; così fu da Dio punito col più tremendo castigo” che sarebbe la Diaspora, la perdita della patria. E durante l’assedio di Gerusalemme gli ebrei mostrano la loro natura, come quella donna che “calpestò i diritti della natura e, fissando gli occhi sopra un innocente fanciullo (…) lo scanna, lo arrostisce, ne mangia la metà”. (G.B., Storia sacra per uso delle scuole, Torino, s.a., p. 205).
Il grande salesiano enuncia, con toni splatter che ricordano molte delle odierne corrispondenze dalla Palestina, il caposaldo dell’antisionismo. Gesù è il messia, gli ebrei non lo hanno voluto riconoscere e per questo hanno perso la patria. Il loro rifiuto del battesimo, la loro ostinazione a rimanere ebrei è contro ogni logica ed ogni natura e li spinge ad atti crudeli. Se non accetteranno Gesù, se non si fanno cristiani, non avranno mai diritto ad alcuno Stato.

Anche padre Agostino Gemelli, fondatore dell’Università cattolica del Sacro Cuore di Gesù di Milano, era uno con le idee molto chiare.

“Tragica senza dubbio, e dolorosa, la situazione di coloro che non possono fare parte, e per il loro sangue e per la loro religione, di questa nostra magnifica patria; tragica situazione in cui vediamo una volta di più, come molte altre nei secoli, attuarsi quella terribile sentenza che il popolo deicida ha chiesto su di sé e per la quale va ramingo per il mondo, incapace di trovare la pace di una patria, mentre le conseguenze dell’orribile delitto lo perseguitano dovunque ed in ogni tempo” (A.G., Un grande chirurgo medievale, Bologna, 1939)

nella foto: padre Agostino Gemelli ricevuto da un Pio XII per nulla imbarazzato