modernariati
Martirio di Simonino di Trento, incisione del 1493
Catarsi. Ma ci sono cattolici che hanno fatto la Resistenza. Vero. E ci sono partigiani comunisti che dopo la morte di Stefano Taché, z.l., vittima di un attentato antisemita, hanno potuto dire che a loro dispiaceva di aver salvato degli ebrei. Aver fatto il partigiano non significa essersi liberati di secoli buoni di catechismo antisemita, in cui si raccontava che gli ebrei devono stare dispersi per il mondo, cioè non hanno diritto ad una patria, perché sono responsabili del crimine più sanguinoso, ovvero l’uccisione del Figlio di Dio, e di chissà quanti altri bambini.
Minimizzazione 1. Non vorrai mica dire che le leggi razziste sono responsabilità di don Bosco? Mannò. Dico solo che don Bosco e padre Gemelli sono state figure importanti, autorevoli ed influenti della cultura italiana; perché, non è vero? Ogni volta che prendo in mano della stampa cattolica pubblicata nelle due diverse epoche di quelle due gloriose figure (ed anche in epoche più recenti) e cerco di scoprire cosa si dice degli ebrei, io non trovo delle espressioni simpatiche. Si potrà misurare l’effetto che hanno avuto sulla società italiana le affermazioni di costoro, riprese da altri e poi diffuse giù giù fino all’ultimo bollettino parrocchiale? In Italia sono state attive per decenni delle Associazioni per la Tutela dei Luoghi Santi, mentre la rivista dei gesuiti raccontava dei bordelli aperti dai sionisti in Terra Santa. Sicuro che è tutta roba passata? Allora come adesso la stampa italiana ci racconta tutto sulla sofferenza dei palestinesi (arabi e contadini) aggrediti dai cattivi sionisti (ebrei americani) e nulla sulle analoghe sofferenze di altri profughi mediorientali: gli ebrei costretti a fuggire dai Paesi arabi, per esempio.
Minimizzazione 2. Don Bosco aveva un amico ebreo. Padre Gemelli, quando era presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, ha salvato degli ebrei. E tu non sai quanti ebrei hanno trovato salvezza nei monasteri. Tutto vero. L’antisemitismo cattolico è infatti indipendente da quello fascista. Nei Paesi cattolici gli ebrei si sono trovati a subire effusioni missionarie di ogni sorta. La predica coatta, il rapimento di bambini a scopo di battesimo, la reclusione nei ghetti... Il tutto per poterli convertire – e il vizietto non è mica tanto passato (immaginate cosa succederebbe se un Testimone di Geova provasse a fare proseliti in una casa di riposo cattolica…). Per mostrare loro lo splendore della fede cattolica li si degradava, imponendo loro di portare un segno cucito sugli abiti, per esempio: idea ripresa sappiamo da chi, in tempi recenti.
Germania, sec. XVI
Il gioco dello specchio. Questa è l’argomentazione più contorta e al tempo stesso più divertente. Una volta stabilito che l’antisemitismo cattolico sarebbe un problema del passato, come se i ghetti fossero finiti per cause naturali e non in seguito al tanto deprecato (dai clericali) Risorgimento, si passa ad enumerare le colpe di Israele. Che, in questo caso, consisterebbero nella presenza di rabbini integralisti e superstiziosi, che perseguitano musulmani, cristiani e, ovviamente, i nativi secondo questa retorica gli ebrei sono sempre nemici di tutti i nativi, particolarmente di quelli della Palestina.
Un gruppetto dei rabbini di cui sopra si riunisce a Teheran insieme a nazisti di varia risma per dichiarare che Israele è contrario alla volontà di Dio. Benedetto XVI spiega che se non c’è la pace nel mondo è colpa di Piergiorgio Welby in Italia. E negli stessi giorni il cattolico lettore di Usenet denuncia l’integralismo ebraico in Israele. Sarebbe divertente, se non fosse roba già vista.
Prendiamo infatti le annate di Civiltà Cattolica, l’autorevole rivista gesuita le cui bozze venivano corrette dal papa in persona. Gli argomenti prediletti tra Otto e Novecento spaziavano dall’enunciazione che l’ebreo è sempre forestiero nel posto in cui vive, alla dimostrazione che gli ebrei costituirebbero una razza nemica del cristianesimo (come provato dagli omicidi rituali), all’invocazione di una segregazione amichevole. E, ovviamente, nel 1884, la dimostrazione che mai i cristiani avrebbero perseguitato gli ebrei, ma anzi gli ebrei hanno sempre perseguitato i cristiani. Proprio come sta succedendo adesso in Israele, secondo gli adepti del modernariato cattolico.
La reazione di fronte a queste pagine poco gloriose è la solita lamentela sulla perfidia ebraica. Fino al Vaticano II in tutte le chiese cattoliche del mondo si proclamava una volta all’anno che gli ebrei sono perfidi. La formula liturgica era un esempio di denigrazione ed il riassunto di una convinzione teologica: rifiutando Gesù gli ebrei hanno perso la fede e per questo sono condannati a vivere dispersi ed a venire perseguitati. I cattolici offesi oggi dalla trasformazione degli ebrei in israeliani lamentano la stessa perfidia: gli ebrei hanno perso la fede nella protezione offerta loro da altri e adesso, ahiloro, ahinoi, ahitutti, fanno da soli, con grave danno di quella che padre Gemelli chiamava “la nostra civiltà cristiana”, che non può più mettere a loro dei limiti. Ed è una lagna strettamente imparentata con la teologia della sostituzione, l’ansia di proclamare che gli ebrei non sono più il popolo eletto e che il titolo è passato a qualcun altro, assieme ai diritti e le prerogative che ci si immagina siano connessi.