venerdì, dicembre 29, 2006

noi scopriamo ebrei e non sbagliamo mai...

Negli USA, da una ventina di anni, è in corso un dibattito tra l’antropologia Judith Neulander e lo storico Stanley Hordes. Hordes ritiene di aver scoperto in New Mexico i discendenti di ebrei convertiti al cattolicesimo, che continuerebbero ad osservare in segreto le pratiche della religione dei loro antenati, i famosi marrani. La Neulander sostiene, con buone ragioni, che non di cripto-ebrei si tratta ma, al più, di nipoti e figli di appartenenti a una setta avventista, una variante del cristianesimo in cui sono presenti molte pratiche ebraiche (tra tutti, lo Shabbat). Effettivamente le teorie di Hordes –che nel frattempo beneficia di attenzione da parte dei media-ed ha fondato una Society for Crypto Judaic Studies, si appoggiano a “prove” un po’ risibili: i marrani del New Mexico amano giocare con le dreidel, una trottolina che è divenuta popolare tra gli ebrei ashkenaziti ben dopo l’espulsione dalla Spagna. E, per ora, la Neulander può segnare un punto a suo favore.
Ci si può interrogare a lungo sulle ragioni del successo di simili teorie in USA. Ma forse occorre chiedersi perché questo genere di giochi genealogici stia sbarcando anche in Italia.
Azzardo una risposta: l’Ebraismo è una miscela instabile di scelte etiche e di appartenenze familiari. Si è ebrei perché lo si nasce ebrei, ma al tempo stesso occorre scegliere di esserlo. Jacob Klatzkin è stato il più “biologista” tra i filosofi ebrei, per lui gli ebrei erano prima di tutto una nazione e chi negava l’Ebraismo non se ne poneva comunque al di fuori. Ma persino lui legava l’essere ebrei alla prima delle mitzwot, avere figli e di crescerli come ebrei: “il nostro nazionalismo è definito da due criteri: la partecipazione al passato e il desiderio consapevole di continuare tale partecipazione in futuro”
Non è facile: nella Diaspora il legame con Israele, l’osservanza dello Shabbat e delle feste, le prescrizioni alimentari sono spesso accompagnati da voci che ti dicono ma chi te lo fa fare? Sono scelte che si spiegano solo inserendole in un orizzonte etico. Evito di mischiare carne e latte perché “non farai bollire il capretto nel latte della madre”, riconosco cioè l’esigenza di porre sotto controllo (e non di negare) la violenza che è legata al cibarsi. Osservo lo Shabbat per affermare non solo il diritto al riposo, ma la forza di questo diritto e della tradizione che prima fra tutte la ha collegata all’uguaglianza tra gli esseri umani. E così via.
Se qualcuno ti fornisce una appartenenza con incluse “memorie” di persecuzioni, ecco che puoi evitare le scelte di cui sopra e tutta la dimensione etica. Non manca chi è disposto a pagare per avere questa appartenenza ad un popolo eletto; eletto non per i suoi meriti (è da dimostrare che le persecuzioni sarebbero meriti), ma per il suo sangue. In USA c’è chi ha potuto raccogliere fondi per questi “marrani” e poi involarsi col malloppo.
E in Italia, da sempre ottimo mercato per chi spaccia patenti di nobiltà?

Nella foto: il principe Antonio Griffo Focas Flavio Dicas Commeno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio, Altezza Imperiale, Conte Palatino, Cavaliere del Sacro Romano Impero, Esarca di Ravenna, Duca di Macedonia e di Illiria, Principe di Costantinopoli, di Cicilia, di Tessaglia, di Ponte di Moldavia, di Dardania, del Peloponneso, Conte di Cipro e di Epiro, Conte e Duca di Drivasto e Durazzo


Non hai un cognome ebraico tra i tuoi nonni e bisnonni o trisnonni? No? E allora è la prova che si nascondevano, per il timore delle persecuzioni. D’altronde, anche tu, quando eri adolescente non ti sentivi diverso dai tuoi coetanei? Non credere a chi ti dice che succede a tutti. Succede agli ebrei. E tu sei ebreo.


Quanta fretta, ma dove corri, dove vai?
Se ci ascolti per un momento, capirai,
(...)
dacci solo quattro monete
e ti iscriviamo alla Comunità...

2 commenti:

Rosa ha detto...

Fammi capire. Se per te essere ebrei è una scelta, allora come ti poni rispetto alla legge del ritorno? I criteri di quella legge non sono - ovviamente - etici. Secondo te la nazionalità israeliana dovrebbe essere acquisita per meriti etici? E in che modo potrebbe Israele essere uno stato laico, se fosse come tu dici? Se l'identità ebraica si mantiene in complesso equilibrio su molti crinali, tra i quali quello tra la "condizione" e la "scelta", se l'identità ebraica è per sua natura complessa e con confini volta per volta diversi, perchè la vuoi semplificare riducendola a qualcosa che ti è noto, cioè alla adesione ad un sistema di vita? L'ebraismo - anche quello ortodosso - contempla entrambi gli "ingressi", perchè tu vuoi ridurli a uno solo? Io credo che negare l'uno o l'altro accesso all'ebraismo implichi una semplificazione e un impoverimento.

נחום ha detto...

Mi pare che semplifica chi vende appartenenze farlocche, chi contrabbanda l'idea secondo cui l'Ebraismo richiede solo il versamento a un sedicente istituto storico. Io, invece, ho parlato di miscela instabile di appartenenze ad una tradizione che ha anche un carattere etico. francamente, un rabbino che si prepara per corrispondenza e poi vende i certificati di appartenenza, sulla base di indagini genealogiche piuttosto dubbie, non mi sembra la persona più esperta di tale tradizione. E mi pare che gli israeliani siano, più o meno d'accordo con me. La legge del Ritorno, in definitiva, è una questione che riguarda loro. O no ?