yom ehad
Di sabato pomeriggio vado a visitare gli ospiti di una casa di riposo dalle parti di Katamon, uno dei quartieri decentrati di Gerusalemme. Sono uomini e donne che parlicchiano inglese (poco) russo, yddish, ladino ... e soprattutto ebraico, così mi esercito in questa lingua. Quando arrivo al piano vedo una foto che mi ricorda quanto è importante Israele: una soldatessa che aiuta una signora a mettere la maschera antigas. La foto è del periodo della Guerra del Golfo, quando in Italia facevamo le assemblee "contro la guerra" e dicevamo che Saddam aveva le sue ragioni. E la signora è ancora in giro per la casa di riposo, con il foulard intorno alla testa come le contadine russe con il vestito della festa (non chiamatela russa, è ghirusit, georgiana), è piuttosto acciaccata ma è viva ed è contenta di essere scappata ai gas di Hitler (che pure lui, chissà, aveva le sue ragioni) e a quelli di Saddam. Di solito mi siedo al tavolo cui è seduto mar Haim, il signor Haim, un signore di ottanta anni che fa finta di non esserci con la testa e in realtà non gli sfugge niente. E sto ad ascoltare le storie del signor Haim, punteggiate di haverì -amico mio- e che mi ricorda mio nonno, solo che invece di iniziae le frasi con "un bel giorno" (era sempre un bel giorno, per la generazione dei miei nonni) dice "yom ehad", e le finisce con "tov", anziché con "bon", come facevano i miei nonni, ma con la stessa espressione, lo stesso sospiro, la stessa pazienza, lo stesso sguardo. Mar Haim è nato a Casablanca.
Yom ehad mar Haim aveva vent'anni e tutti a Casablanca dicevano bisogna andare a Yerushalaim. Tov, dice lui, andiamo a Yerushalaim. Lui e altri quattro ebrei trovano un passeur che li fa camminare per giorni e notti. Casablanca è una città grande, se sei capace trovi tutto, trovi anche un passeur che ti porta dove vuoi. Pagare, certo, bisogna pagare, haverì. Lunga strada, haverì, da Casablanca a Yerushalaiim. A notte fonda si trovano in un cimitero ebraico, e il passeur gli dice; siete arrivati, fuori i soldi. Loro pagano e tov. Esausti, dormicchiano per qualche ora tra le tombe ma alla mattina si rendono conto che il passeur non li ha affatto portati a Yerushalaiim. Sono in un cimitero ebraico di un paesino algerino appena al di là della frontiera. Chissà quale lungo giro in mezzo al deserto e di notte ha fatto fare il passeur. Giornate intere a camminare nel deserto e dire stiamo andando a Yerushalaim. E loro a crederci. Da lì ci sono quelli incazzati che tornano a Casablanca mentre mar Haim in un paio di settimane riesce ad arrivare a Parigi. Tov, haverì. E da lì a Yerushalaim, come ha fatto me lo spiega un'altra volta.
Arrivato a Yerushalaim, mar Haim ha trovato lavoro come autista. Nessuno prendeva il lavoro di autista, tov, lo ha preso lui. Chevrolet, marca internazionale, lo aveva guidato anche a Casablanca. Doveva passare per Meah Shearim, dove ci sono i datiim. Haverì, in Marocco non ho mai visto gente del genere. Sporchi, che non curano i bambini e vivono di carità. Non sono buone cose, non sono case onorate. Un uomo se ha onore deve lavorare per sé e la sua famiglia. Yom ehad arriva Sukkot. E Meah Shearim è tutta piena di sukka. E mar Haim deve passare con il suo Chevrolet, marca internazionale. Tov. Yom ehad, stufo di sentirsi gli accidenti di chi riceveva le consegne in ritardo e ugualmente stufo di prendersi minacce di multa, mar Haim va dal suo capo e gli dice: come passo per Meah Shearim che c'è tutta quella roba di mezzo? E il boss, che era un irakeno, gli dice in arabo: "Il Signore ha inventato il fuoco". Tov. Mar Haim ha cambiato lavoro, che non voleva rogne con quelli vestiti di nero, ma soprattutto con il Signore.
Yom ehad mar Haim aveva vent'anni e tutti a Casablanca dicevano bisogna andare a Yerushalaim. Tov, dice lui, andiamo a Yerushalaim. Lui e altri quattro ebrei trovano un passeur che li fa camminare per giorni e notti. Casablanca è una città grande, se sei capace trovi tutto, trovi anche un passeur che ti porta dove vuoi. Pagare, certo, bisogna pagare, haverì. Lunga strada, haverì, da Casablanca a Yerushalaiim. A notte fonda si trovano in un cimitero ebraico, e il passeur gli dice; siete arrivati, fuori i soldi. Loro pagano e tov. Esausti, dormicchiano per qualche ora tra le tombe ma alla mattina si rendono conto che il passeur non li ha affatto portati a Yerushalaiim. Sono in un cimitero ebraico di un paesino algerino appena al di là della frontiera. Chissà quale lungo giro in mezzo al deserto e di notte ha fatto fare il passeur. Giornate intere a camminare nel deserto e dire stiamo andando a Yerushalaim. E loro a crederci. Da lì ci sono quelli incazzati che tornano a Casablanca mentre mar Haim in un paio di settimane riesce ad arrivare a Parigi. Tov, haverì. E da lì a Yerushalaim, come ha fatto me lo spiega un'altra volta.
Arrivato a Yerushalaim, mar Haim ha trovato lavoro come autista. Nessuno prendeva il lavoro di autista, tov, lo ha preso lui. Chevrolet, marca internazionale, lo aveva guidato anche a Casablanca. Doveva passare per Meah Shearim, dove ci sono i datiim. Haverì, in Marocco non ho mai visto gente del genere. Sporchi, che non curano i bambini e vivono di carità. Non sono buone cose, non sono case onorate. Un uomo se ha onore deve lavorare per sé e la sua famiglia. Yom ehad arriva Sukkot. E Meah Shearim è tutta piena di sukka. E mar Haim deve passare con il suo Chevrolet, marca internazionale. Tov. Yom ehad, stufo di sentirsi gli accidenti di chi riceveva le consegne in ritardo e ugualmente stufo di prendersi minacce di multa, mar Haim va dal suo capo e gli dice: come passo per Meah Shearim che c'è tutta quella roba di mezzo? E il boss, che era un irakeno, gli dice in arabo: "Il Signore ha inventato il fuoco". Tov. Mar Haim ha cambiato lavoro, che non voleva rogne con quelli vestiti di nero, ma soprattutto con il Signore.
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sono concorde
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