martedì, gennaio 29, 2008

generazioni di attivisti

C'era da aspettarselo. E' bastata una sporadica citazione del blog di un "colono" per trovarmi la casella postale piena di insulti (ecco la mia risposta: sì, grazie altrettanto anche a voi) e richieste di spiegazioni. Questo qua ovviamente non è un blog accademico e chiedo scusa se non vi so fornire una bibliografia sul movimento dei "coloni", sul sionismo religioso o più in generale su rav Kook, che è comunque una delle più grandi figure del Novecento. Ha messo d'accordo due correnti di irriducibili nemici - sionisti e ortodossi- e ha posto le fondamenta per uno slancio utopistico che ha uguali solo nel comunismo e che è durato almeno una generazione in più. Uhm: sgombero da Gaza e crollo del Muro di Berlino: fine di due utopie. Prima o poi questa roba la approfondisco, prometto.
Qui appunto solo un mio pensiero: Gush Emunim (come si chiamava inizialmente il movimento dei coloni) e Peace Now sono in feroce contrasto reciproco, quanto a metodi, obiettivi e visioni del mondo. E sono ambedue movimenti exta-parlamentari - in senso letterale, ovvero che si proponevano di influenzare le decisioni politiche con metodi e azioni svolte fuori dal Parlamento.- e sono nati nello stesso periodo. Ma Gush Emunim è riuscito a creare una cultura propria e adesso esistono figli e nipoti dei fondatori del movimento - e piantano grossi casini. Invece l'età media dei membri di Peace Now si va clamorosamente alzando. Questa cosa qui qualcosa vorrà dire, anche se non so bene che cosa.

2 commenti:

ariela fajrajzen ha detto...

Secondo me vuole dire tre cose:
1° Gush Emunim per diverse ragioni, tra cui la paura di governanti di dover rinunciare alla poltrona, ha usufruito di milioni se non miliardi per coronare il sogno di colonizzare i territori occupati. Mezzi investiti in sovrastrutture, agevolazioni nell'acquisto di terreno, di case ecc. a scapito di regioni periferiche israeliane come il Neghev ed il Galil. Mezzi impiegati anche nella protezione dei coloni, cioè non solo denaro bensì anche giovani vite messe a repentaglio per proteggere persone che vogliono vivere fuori dei confini (secondo la loro ideologia Israele è dal Tigri all'Eufrate per decisione divina e chi se ne infischia delle decisioni terrestri).
2° E' molto più facile identificarsi con chi combatte per ottenere qualcosa di specifico, senza compromessi, senza se e senza ma, "Abbiamo diritto di installarci in ogni parte di Eretz Israel". Punto. E avanti verso questo ideale calpestando quello che si trova sulla nostra strada.
3° La sinistra in Israele è lacerata tra il riconoscimento dei diritti umani dei palestinesi e la lotta per ottenerli ma senza rinunciare ai diritti degli israeliani, e tra la rabbia, il dolore e la repulsione che gli atti terroristici dei loro integralisti provocano. E' una situazione impossibile, è un continuo cercare il compromesso, la mezza ragione. Praticamente è impossibile trasmettere al gran pubblico un messaggio fatto di compromessi, per cui è destinato al fallimento. Per questo Shalom Achshav agonizza (anche se non sono sicura che sia esatto, temo piuttosto che stia tramando di rivolgersi ad istanze internazionali per ottenere attenzione su certi temi).
Io, grosso modo, la penso così.
Ciao, nevica ancora o si è calmata?

נחום ha detto...

Sono perfettamente d'accordo con il punto 2. Ma, prima, risorse erano state sprecate anche per mantenere consenso a sinistra (oppure consideriamo Begin una specie di intervento del demonio?). Forse è un problema di malcostume, di una classe politica molto "mediterranea". Sul fatto che la sinistra non sappia bene cosa chiedere e nemmeno come ottenerlo, anche questo è vero. Ha smesso di nevicare e sono finito in un turbinio di riunioni. A presto e Shabbat shalom.